Green Prescription: opportunità e strategie per le Organizzazioni Non Profit? 

Abstract

Il cambiamento climatico e lo sfruttamento delle risorse naturali hanno avuto gravi conseguenze sulla salute umana e sulla sostenibilità dei sistemi economici delle economie sviluppate. Tali minacce rappresentano un’opportunità per le organizzazioni non profit che si occupano di tutelare la salute umana di reindirizzare i servizi offerti proponendo e implementando soluzioni basate sulle prescrizioni green. Il contributo si propone di presentare una review sistematica della letteratura internazionale sul tema.

Introduzione

Lo sviluppo industriale a livello mondiale ha evidenziato agli inizi del secondo millennio tutti i suoi limiti derivanti dalla devastazione della natura, dalla distruzione delle risorse naturali e in generale dell’ambiente in cui vivono gli abitanti del globo, quale costo ineluttabile da sostenere per la crescita del prodotto lordo dei Paesi che sono interessati da una crescita economica “selvaggia”. Il cambiamento climatico e lo sfruttamento delle risorse naturali hanno incrementato l’utilizzo di politiche di sviluppo sostenibile integrato sia a livello nazionale che internazionale per adattarsi alle richieste di una popolazione crescente (Colglazier, 2015). Alcuni studiosi (Mathews, 2011) hanno focalizzato le loro ricerche non particolarmente sui problemi di policy legati alla definizione delle regole di funzionamento istituzionale dei mercati, ma piuttosto (i) sui mercati delle fonti energetiche rinnovabili, considerati gli effetti deleteri dei combustibili fossili sull’ambiente, (ii) sui mercati delle materie prime, per far sì che attraverso l’economia circolare si possa far diventare i rifiuti gli input di nuovi processi produttivi e infine (iii) sui mercati finanziari per lo sviluppo di strumenti di investimento finalizzati ad incrementare le risorse destinate ai progetti che richiedono un uso meno intensivo degli agenti inquinanti. Altri autori, partendo dalla devastazione della natura da parte dei sistemi economici hanno indagato il ruolo delle Non Profit Organization (NPO) come risposta alle minacce ambientali legate ai cambiamenti climatici, in grado di assicurare una migliore qualità della vita e una maggiore resistenza agli effetti degli eventi avversi (Marchese et al, 2017). Obiettivo del presente articolo è quello di indagare attraverso una analisi sistematica della letteratura internazionale quali siano le determinanti organizzative che rendono possibile per le NPO coniugare la proposizione di strategie “green” come strumento legato a delle “prescription”, ossia a quanto viene disposto dal medico come terapia o profilassi o anche meglio solo come prevenzione di particolari patologie croniche che affliggono lo stato di salute delle popolazioni dei paesi sviluppati. La mancanza di un riconoscimento pubblico in termini di remunerazione di tali attività ed il profondo legame, evidente solo nel lungo periodo, esistente in letteratura tra strategie di prevenzione e stato di salute di una popolazione, ci suggeriscono che le strategie di realizzare “green prescription”, che uniscono le azioni a contatto con la natura con il rigore delle prescrizioni mediche, si adattano maggiormente ad essere sviluppate da aziende non profit (assenza dello scopo di lucro) nel settore sanitario o della promozione sociale. Il contributo della ricerca è quello di evidenziare quali siano le condizioni, in termini di scelte organizzative e manageriali che le aziende non profit possono individuare per cogliere le opportunità che derivano dai mutamenti “green” nelle scelte delle persone, partendo dal presupposto che fino ad ora scarse risultano le esperienze a riguardo.

Strategie “green” e “green prescription”

Nel difficile rapporto tra natura e salute è possibile individuare un fenomeno che interessa a livello globale molte società che è l’urbanizzazione dei territori che influisce su diversi fattori della vita delle persone. La crescita della popolazione e la concentrazione della stessa in aree densamente costruite è accompagnata da minacce ambientali come l’incremento del traffico, l’inquinamento acustico e dell’aria, la perdita di spazi verdi. Allo stesso tempo la vita urbana è associata a stili di vita sedentari e stress cronico per la maggior parte della popolazione. La compresenza di questi due fattori contribuisce all’incremento dell’incidenza delle cosiddette malattie non trasmissibili (es. diabete, obesità, depressione, asma). In relazione alla valutazione sull’efficacia delle strategie “green” sulla salute è stato possibile analizzare molti studi sugli effetti ristoratori della salute in seguito a contatto con le aree verdi (van den Berg, 2014; Capaldi et al., 2015). È possibile affermare che molti di essi convergono sul fatto che il contatto ripetuto con gli spazi verdi può migliorare il benessere e alleviare lo stress, diminuire le diseguaglianze sulla salute legate alle differenze di reddito per quanto riguarda le malattie croniche e l’aspettativa di vita (Mitchell and Popham, 2008). Tra i potenziali benefici che la natura offre agli individui il più importante è il miglioramento della salute e un crescente corpo di letteratura riflette questo (Gascon et al., 2016; Lee e Maheswaran, 2010; Lovell et al., 2014). L’evidenza disponibile, infatti, suggerisce le aree in cui avvengono i miglioramenti: (i) regolazione di risposte immunologiche e fisiologiche (stress), (ii) miglioramento degli stati psicologici come l’umore, l’autostima, la vitalità e l’attenzione, e (iii) promozione dell’esercizio fisico e dei contatti sociali (Van den Berg 2017). Alla luce di queste considerazioni si aprono importanti ambiti di operatività per le NPO nel definire strategie per riallacciare il rapporto delle persone con la natura, specialmente di coloro che non hanno l’opportunità o le capacità di entrare in contatto con gli spazi verdi come parte del proprio stile di vita. Alcune iniziative in tal senso possono essere focalizzate realizzando spazi verdi negli ambienti circostanti le persone, nei cortili delle scuole, nelle classi, negli ospedali, negli spazi pubblici (Wolch et al., 2014; van den Berg et al., 2016). Altre strategie possono invece essere indirizzate incoraggiando e facilitando le persone adulte e i bambini a partecipare ad attività basate sulla natura: (Bragg and Atkins, 2016) Nature Based Solutions (NBS) (Bragg and Atkins, 2016). 

Il concetto di soluzioni basate sulla natura è visto come una componente chiave nell’integrazione della natura nello sviluppo di politiche e azioni. Il termine NBS è spesso usato come concetto ombrello, incorporando una vasta gamma di misure di conservazione e sostenibilità (Seddon et al., 2019) dell’ambiente.

Le NBS sono definite dalla Commissione Europea come:” … soluzioni abitative ispirate, con il continuo supporto della natura, che sono progettate per affrontare varie sfide sociali in modo efficiente in termini di risorse e per fornire contemporaneamente benefici economici, sociali e ambientali” (Maes e Jacobs, 2017).

 In alcune esperienze si pone molta enfasi sul fatto che tali interventi siano routinari e integrati nelle pratiche terapeutiche quotidiane; infatti, soprattutto i medici di medicina generale ed altri professionisti sanitari che operano sul territorio sono stati individuati come attori chiave che possono supportare tale integrazione attraverso la diffusione delle “green prescription”.

In termini di linguaggio comune alcuni autori (Barton et al., 2016) hanno introdotto il termine “Green exercise” che fa riferimento al concetto generale che “implica un sinergico beneficio sanitario dall’essere attivi in presenza della natura”. Tale accezione comunque appare riduttiva in quanto riduce lo spazio verde ad ambiente di supporto per l’esercizio fisico, tralasciando gli effetti benefici diretti derivanti dall’essere a contatto con il verde. Altri propongono di restringere l’uso del termine “green care” agli interventi finalizzati alle persone con un bisogno ben definito o con una diagnosi già individuata. Tale significato risulta eccessivamente restrittivo e riduttivo considerato che alcune iniziative “green” (ad esempio esercitazioni sportive o programmi di coltivazione dei terreni) sono rivolte sia a persone target che alla generalità della popolazione.

Review sistematica della letteratura internazionale

Al fine di individuare lo stato dell’arte nelle conoscenze internazionali riguardo l’efficacia e l’utilizzo in campo sanitario delle strategie “green” da parte delle NPO è stata condotta una revisione sistematica e strutturata della letteratura, in particolare di articoli pubblicati a livello internazionale su riviste scientifiche.

La ricerca bibliografica è stata effettuata nel mese di luglio 2020 su articoli pubblicati in lingua inglese. Sono stati interrogati 3 motori di ricerca online: Scopus, Web of Science e Pubmed e, all’interno di questi motori di ricerca, sono state inserite le parole chiave relative al citato argomento di ricerca e sono stati esclusi articoli e altre pubblicazioni non scientifiche.

I risultati della revisione sistematica sono evidenziati in tabella 1.

Tab. 1 – Parole Chiave ricercate

PAROLE CHIAVE MOTORI DI RICERCAN. ARTICOLI SELEZIONATI
 PUBMEDSCOPUSWEB OF SCIENCE 
    
HEALTH CO-BENEFITS3388249259
GREEN AND NO PROFIT ORGANIZATIONS17541496
GREEN ECONOMY7365169242057311
GREEN PRESCRIPTION920971139515
HEALTH NO PROFIT ORGANIZATIONS150091139103513
TOTALE ARTICOLI SELEZIONATI   54

Nella prima fase della ricerca sono stati letti i titoli e gli abstract degli articoli e sono stati esclusi quelli che semanticamente non rispecchiavano l’obiettivo della ricerca. Una volta selezionati gli articoli coerenti con il progetto di ricerca, si è proceduto alla lettura e alla valutazione; sono stati così esaminati 54 articoli scientifici.

Successivamente è stata condotta un’analisi di contesto andando a definire il rapporto tra tutela degli ecosistemi naturali e salute attraverso gli articoli che riportano tra le key word il termine “co-benefit” e “green prescription”.

Il caso della relazione tra asma bronchiale e spazi verdi è stato attentamente analizzato da Aerts R. et al. (2020) il quale ha indagato le ambiguità presenti in letteratura circa la correlazione positiva tra l’abitare in ambienti verdi con i benefici associati, soprattutto tra i bambini con riferimento a tale malattia. Tali studi hanno evidenziato come la presenza di alcune tipologie di verde (estese superfici erbose, prati coltivati a fieno, prati e giardini residenziali, possono in maniera controintuitiva impattare in modo avverso la salute respiratoria dei giovani e questo perché non viene considerato il loro effetto allergenico sulle vie respiratorie.

Alcuni autori (Petrunoff et al., 2021) hanno utilizzato la metodologia dei trial casuali controllati per dimostrare che lo svolgimento di attività sportiva nei parchi pubblici può avere importanti riflessi sulla qualità della vita dei partecipanti.

Altri autori (Kabisch et al., 2017) hanno analizzato dal punto di vista bibliografico le principali relazioni tra benefici derivanti dalle cure green su alcuni sottogruppi di popolazione (bambini e anziani) e impatto di determinate patologie. Gli studi sui benefici in termini di salute per i bambini associati agli spazi verdi hanno a che fare spesso con la mortalità neonatale o infantile, con il numero di nascite o con la salute mentale o il sovrappeso, con la diffusione dell’asma o delle allergie.

Alcuni autori (Thomsonet al, 2020) hanno esplorato i benefici effetti della combinazione tra prescrizioni green, attività che riguardano l’arte e l’allenamento della creatività sulla salute mentale di popolazione con disturbi psichici. Gli autori hanno verificato che le attività svolte presso un museo che ha a disposizione degli spazi verdi consente di svolgere attività legate all’arte e alle attività sportive nelle are verdi con effetti positivi sul benessere mentale e sociale degli individui.

Altri autori (Dadvand et al., 2015) hanno evidenziato come non basti la vicinanza agli spazi verdi per verificare una maggiore attività fisica e di utilizzo di tali spazi, ma sia necessaria la presenza di alcuni mediatori per elevare il livello di attività e di benessere mentale e fisico delle persone, operando sulla percezione che gli individui hanno della disponibilità di verde, soprattutto per la popolazione maschile o con un’età inferiore ai 65 anni.  

Per quanto riguarda la tipologia di attività è possibile distinguere le NPO in due classi, la prima costituita da NPO che offrono direttamente servizi per migliorare l’ambiente (pulire le spiagge, fornire guide per le escursioni naturali, ecc.) mentre la seconda è costituita dalla attività di “advocacy”, che consiste nell’utilizzare diverse tecniche per influenzare i decisori pubblici nell’incrementare la coscienza ambientale delle proprie scelte.

Implicazioni per i manager

La portata e il ritmo senza precedenti dei cambiamenti causati della rivoluzione green sfideranno gli amministratori esecutivi e i membri del consiglio di amministrazione delle NPO a modificare rapidamente le strategie di leadership e governance. Kotter (1995) definisce le modalità con cui le attività di governance creano ordine e coerenza, mentre le attività di leadership cercano di far avanzare il cambiamento e il movimento; il management, infatti, si concentra sulla fornitura di strutture e framework per l’organizzazione delle attività, mentre la leadership è fonte di ispirazione e responsabilizzazione per tutti i membri dell’organizzazione. Come per la rivoluzione causata dal Covid-19, la transizione ecologica basata sul green mette in evidenza il ruolo dei board delle aziende no profit che devono essere pronti ad utilizzare il loro ruolo di governance per facilitare la capacità di essere reattivi ai cambiamenti nell’ambiente (McMullin and Raggo 2020). Bradshaw (2009) presenta quattro possibili configurazioni di governance: politica, rappresentativa, imprenditoriale ed emergente cellulare. Una configurazione di governance politica è formalizzata, burocratica e tradizionale, la configurazione rappresentativa è più decentralizzata e configurata per rispondere a più parti interessate, potenzialmente in conflitto; la configurazione imprenditoriale si concentra maggiormente sull’efficienza e sulla pianificazione strategica e infine, la cellulare emergente è flessibile, decentralizzata e meno formalizzata.

Tab. 2 – Le strategie di leadership

Se adattiamo lo schema sopra riportato alla introduzione delle “green prescription” nell’agenda strategica delle NPO rispetto alla linea di sviluppo dei servizi “green” legati alla realizzazione degli obiettivi delle aziende, possiamo distinguere per la governance “politica” un avvio del percorso improntato ad una impostazione manageriale (M), orientata alla programmazione degli interventi attraverso passaggi individuati e strutturati, una introduzione dei nuovi servizi offerti  sempre con una impronta manageriale per definire le modalità di raggiungimento degli obiettivi così come l’adattamento della organizzazione, mentre lo sviluppo delle strategie di coinvolgimento degli attori e la valutazione dell’efficacia sono guidati da una forte impronta di leadership (L) dei promotori dell’NPO. Nel caso di una governance “rappresentativa” i primi tre step per l’introduzione delle “green prescription” vedono una prevalenza della leadership rispetto all’aspetto manageriale della valutazione dell’efficacia. L’approccio contingente per teorizzare la governance suggerisce che non esiste una struttura di governance “migliore”, ma che le organizzazioni no profit dovrebbero considerare il loro contesto esterno e le caratteristiche interne dell’organizzazione per rispondere, in modo ottimale, ai cambiamenti esterni (Bradshaw, 2009). Come esempio dell’impostazione teorica appena descritta possiamo riportare quanto accaduto alle NPO durante la crisi pandemica avvenuta a causa del Covid-19. Nella fase precedente all’avvento del covid19 le NPO attraverso i propri organi di governo svolgevano prevalentemente una attività manageriale di programmazione delle proprie attività. Successivamente lo shock della pandemia ha costretto le stesse NPO ad adottare improvvisamente un approccio di leadership per cercare di guidare le NPO nella tempesta della pandemia. Nel periodo post-pandemico infine è richiesto agli organi di governo delle NPO di mutare ancora il proprio approccio verso una impostazione manageriale per cercare di riorientare le attività verso le nuove richieste proveniente dall’ambiente mutato. Tale impostazione, consistente nel trovare il giusto mix tra approccio manageriale e approccio di leadership, è necessario al management delle NPO per affrontare lo shock introdotto dalle dinamiche “green” sfruttandone le potenzialità in termini di benefici per la salute dei propri utenti di riferimento. 

È indubbio che la maggior parte delle NPO che operano in sanità sono impegnate nell’offrire servizi che possono essere direttamente finanziati soprattutto dalle pubbliche amministrazioni; tuttavia, il campo della prevenzione sanitaria rappresenta una sfida per i sistemi sanitari e in particolare per tutte quelle NPO che sono attualmente impegnate o nel fornire informazioni sanitarie o servizi di supporto alle categorie di pazienti a cui si rivolgono.

Sul piano dello sviluppo sostenibile promuovere modalità attive di spostamento come camminare, andare in bicicletta e utilizzare il trasporto pubblico, può ridurre l’inquinamento dell’aria e le emissioni dei gas serra, noti anche per avere effetti negativi sulla salute. La pianificazione, la progettazione e la riqualificazione urbanistica, volte a diminuire la dipendenza dai veicoli a motore, sono azioni che possono ulteriormente contribuire a incrementare l’attività fisica, soprattutto in quei paesi in via di sviluppo che stanno vivendo fasi di rapida urbanizzazione e crescita. Gli investimenti crescenti, a favore di modalità attive di spostamento, garantiscono maggiori opportunità per una mobilità equa.

L’azione dovrebbe coinvolgere le amministrazioni pubbliche, la società civile, le istituzioni accademiche, le associazioni professionali, il settore privato profit e non-profit e altre organizzazioni interne ed esterne all’ambito sanitario, così come le comunità stesse.

Pertanto, come osservato da Van den Berg, 2017 affinché siano diffuse le prescrizioni verdi è necessario (1) lo sviluppo di un linguaggio e di una terminologia comune per descrivere la strategia di intervento (2) migliorare la comunicazione tra i fornitori di servizi e i professionisti sanitari (3) professionalizzare i servizi sviluppando standard di qualità e strumenti per monitorare e valutare la qualità e l’efficacia (4) migliorare l’accesso ai servizi per i professionisti sanitari. Per le NPO del settore sanitario l’opportunità strategica legata alla fornitura di servizi e all’attività di advocacy nei confronti delle istituzioni e dei professionisti sanitari per diffondere le prescrizioni “green” rappresenta una motivazione di turnaround strategico e organizzativo che impone una riflessione sulle modalità di definizione degli strumenti manageriali necessari per perseguire il nuovo corso strategico.

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Autori

Università Cattolica del Sacro Cuore

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