Abstract
Questo studio analizza il dibattito scientifico riguardante il fenomeno della trasformazione digitale nelle organizzazioni non-profit individuando i temi più rilevanti correlati al perseguimento di valori e obiettivi sociali. Dall’analisi emergono clusters di temi riconducibili a tre principali aree di interesse per tali organizzazioni: comunicazione digitale, educazione digitale, e società digitale.
Introduzione e motivazione dello studio
Da più di due decadi, il fenomeno della trasformazione digitale (DT – digital transformation), rappresenta un tema di ampio dibattito tra accademici e professionisti di svariati settori di business. Tale fenomeno è comunemente associato alla diffusione capillare e all’uso delle tecnologie digitali in disparati contesti. Tra le diverse definizioni presenti in letteratura, Vial (2019) descrive il fenomeno di DT come un processo, abilitato dalle molteplici funzionalità delle tecnologie digitali, volto a migliorare le proprietà di un’entità organizzativa (come una risorsa o un processo aziendale, o altri elementi organizzativi). In questa prospettiva, alcuni studiosi sostengono che i processi di DT possono facilitare l’innovazione e fornire flessibilità organizzativa (Nicholson et al., 2021). Di fatti, molteplici organizzazioni, indistintamente dalla conformazione sociale, sviluppano iniziative di DT per abilitare cambiamenti organizzativi, o migliorare le proprie opportunità di business (Hanelt et al., 2021). Altri ricercatori ribadiscono in particolare che i processi di DT potrebbero contribuire a generare valore sociale ed economico supportando il perseguimento di obiettivi senza scopo di lucro (Madon & Schoemaker, 2021).
Per quanto riguarda gli studi in materia di organizzazione e gestione aziendale, particolare attenzione è rivolta alle implicazioni che tale fenomeno può provocare alle diverse tipologie di impresa, così come all’economia e alla società. Inoltre, negli ultimi anni, molteplici discussioni sono maturate con riferimento alla necessità di gestire l’incertezza e gli eventi imprevisti come la pandemia da Corona virus 19 (covid-19). A tal riguardo, le iniziative di DT sembrano essere una priorità globale nella “nuova normalità” verso la resilienza, il benessere comune e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG – sustainable development goals).
Tra altri enti, istituzioni, e organizzazioni che si adoperano per la promozione, salvaguardia, e sviluppo in ambito sociale, le organizzazioni non-profit (NPOs – non-profit organisations) stanno ricevendo particolare attenzione in un ecosistema globalizzato, considerando il loro coinvolgimento nel sostenere la società nel superare sfide socioeconomiche e geopolitiche senza precedenti (Bartosova & Podhorska, 2021). Per esempio, recenti ricerche rivelano che le NPOs hanno fronteggiato diverse tensioni in termini di sovraccarico e modalità di lavoro derivante dall’aumento della richiesta dei servizi e prodotti offerti (si consideri per esempio lo sforzo aggiuntivo per sostenere la società durante la recente pandemia) (Barhate et al., 2021). Inoltre, è interessante notare che in letteratura, solo poche ricerche esplorano il fenomeno della DT focalizzandosi sulle NPOs, e le modalità secondo cui queste creano valore (Cipriano & Za, 2022, 2023). Di conseguenza, sembrerebbe interessante esplorare se, e come, le NPOs implementino tali iniziative per far fronte alle diverse sollecitazioni provenienti da una società sempre più digitalizzata.
Le NPOs si contraddistinguono per la loro natura e operatività incentrate nel consolidare il benessere comune, lo sviluppo economico, e il capitale sociale, basandosi prevalentemente sulla partecipazione volontaria dei costituenti (Nahrkhalaji et al., 2019). Sebbene apparentemente le NPOs operino come qualsiasi altra organizzazione, esse differiscono principalmente nella loro natura unica basata sul primato dei risultati non finanziari e sull’assenza di incentivi per aumentare la produttività (Cipriano & Za, 2023). Considerando che le NPOs sono eterogenee e operano differentemente dalle organizzazioni pubbliche e quelle orientate al profitto (Raghavan et al., 2021), rappresentando un ecosistema organizzativo spesso non ben definito (Cipriano & Za, 2022), questo studio intende esplorare tale ecosistema rispondendo alla seguente domanda di ricerca: quali sono i temi principali che caratterizzano il dibattito scientifico relativo alle iniziative di DT nelle NPOs?
A tal fine, questo contributo adotta un approccio quantitativo, sviluppando un’analisi bibliometrica per: (i) descrivere la ricerca esistente considerando una collezione significativa di articoli pubblicati da diverse fonti; (ii) riconoscere e discutere i temi principali che caratterizzano il discorso della DT nelle NPOs e la loro evoluzione nel tempo. Esaminando lo stato dell’arte, questo studio intende supportare gli stakeholders interessati (come istituzioni governative, managers di NPOs) nella progettazione, sviluppo, e gestione di iniziative di DT. A latere della sintesi della letteratura focalizzata sulle iniziative di DT nelle NPOs, questo lavoro suggerisce tre principali aree di indagine come domini di specifiche discussioni. Queste aree riassumono il dibattito scientifico raggruppando obiettivi e valori sociali che le NPOs promuovono anche attraverso iniziative di DT, suscitando interesse per lo sviluppo di futuri approfondimenti di ricerca.
Metodologia della ricerca
Questo studio propone un’analisi basata sull’esame dei dati bibliometrici per esplorare i temi riguardanti l’evoluzione concettuale della ricerca sulla DT nelle NPOs, e scoprire i collegamenti tra concetti (Castriotta et al., 2019). I dati bibliometrici permettono di valutare e analizzare la produzione dei ricercatori (Moral-Muñoz et al., 2020), fungendo da indicatori metrici. In questo lavoro, si esamina la struttura e le caratteristiche dei temi attraverso lo studio delle pubblicazioni scientifiche (Zupic & Čater, 2015) tramite un duplice utilizzo dei metodi bibliometrici: l’analisi delle prestazioni e la mappatura scientifica. Nello specifico, è stato sviluppato un protocollo di ricerca in tre fasi (Figura 1) come suggerito da Za & Braccini (2017).
Figura 1. Le tre fasi del protocollo di ricerca.
In una prima fase di preparazione del dataset si sono definiti i parametri per la selezione della collezione di contributi scientifici. Nella seconda fase di raffinamento del dataset, si è dapprima deciso di includere contributi classificati come article, conference paper, book, book chapter, editorial, and review, escludendo eventuali contributi privi del nome dei relativi autori (633 documenti dopo la prima scrematura). Successivamente, sono stati esclusi 47 documenti poiché non in linea con lo scopo della ricerca, recuperate le keywords (parole chiave) di 170 documenti (direttamente dalla fonte originale di pubblicazione), e omogeneizzato le keywords di tutti i documenti (i diversi sinonimi o abbreviazioni sono stati sostituiti con le keywords rappresentative più ricorrenti tra esse). Nella terza fase di analisi del dataset, si è deciso di esaminare la distribuzione delle pubblicazioni, esplorando le fonti pertinenti all’ambito dei sistemi informativi. Per l’analisi concettuale, si è scelto di esaminare le keywords definite dagli autori, considerando che quest’ultime dovrebbero fornire una rappresentazione diretta di un contributo, in conformità con il punto di vista degli autori. Questa analisi (co-word) investiga le relazioni tra i vari contributi selezionati, basandosi sull’assunto che, se determinate keywords sono presenti contemporaneamente in uno o più documenti, vi è una relazione tra i concetti ad esse associati. La rete di connessioni che si genera rappresenta le parole chiave (concetti) fortemente collegate tra loro (Callon et al., 1991). Inoltre, la significatività di tale relazione è proporzionale al numero di documenti in cui compare la coppia di keywords correlata (co-occorrenza). In particolare, questa analisi è stata condotta in relazione all’evoluzione temporale delle diverse keywords utilizzate dagli studiosi.
Analisi e risultati
Questo studio esamina 586 documenti estratti dal database Scopus pubblicati dal 1983 al 2022 (ultimo aggiornamento della query di ricerca a fine maggio 2022). La query di ricerca si è basata sui due domini centrali dello studio, trasformazione digitale e organizzazioni non-profit, scritti esclusivamente in inglese. Per eseguire le analisi si è utilizzato il pacchetto Bibliometrix nell’ambiente R (Aria & Cuccurullo, 2017) e i software VOS viewer and Gephi (Bastian & Heymann, 2014; Perianes-Rodriguez et al., 2016). Di seguito sono prima riportati i risultati dell’indagine descrittiva, successivamente, l’analisi dei concetti correlati (relazioni tra parole chiave dei documenti) e la loro distribuzione negli anni.
Analisi descrittiva
Esaminando la tendenza delle pubblicazioni nel nostro dataset emerge un crescente interesse per la ricerca sulla DT nelle NPO nel corso degli ultimi due decenni. In particolare, circa il 50% del totale dei contributi presenti nel dataset locale (286 su 586) si distribuisce negli ultimi cinque anni. La Figura 2 mostra l’aumento esponenziale delle pubblicazioni ed una lieve diminuzione nel 2015 e nel 2019 rispetto alla tendenza generale. Inoltre, nonostante il 2022 presenti 25 pubblicazioni a fine maggio, è probabile che il numero di contributi per quest’anno possa aumentare considerando tale tendenza.
Figura 2. Numero di pubblicazioni per anno dal 1983.
Successivamente, abbiamo esaminato i paesi più produttivi in relazione all’affiliazione degli autori inclusi nel dataset. Si distinguono le pubblicazioni i cui autori appartengono ad un singolo paese (SCP – single country publication) o a più paesi (MCP – multiple country publication), rappresentando quest’ultime collaborazioni internazionali tra gli autori. La Figura 3 mostra che il dibattito relativo alla DT nelle NPO è stato sviluppato in modo significativo negli Stati Uniti (157 contributi pubblicati), seguiti dal Regno Unito e Germania con un numero significativamente inferiore di pubblicazioni (circa il 10% del primo paese). Sebbene la Spagna sia il secondo paese più produttivo nella categoria SCP (13 pubblicazioni), risulta inattivo in collaborazioni internazionali (MCP) così come India, Brasile, Giappone, Singapore, Svezia, Grecia, Iran e Polonia.
Figura 3. Paesi più prolifici con almeno due pubblicazioni.
Focalizzandosi sul dataset, i 586 documenti risultano essere pubblicati in 462 diverse fonti. Il dataset è composto da 347 articoli, 55 capitoli di libri, 154 atti di conferenze e altre 30 fonti. Considerando l’affinità tra disciplina e tema di ricerca, abbiamo approfondito l’indagine delle fonti appartenenti al campo di studio dei Sistemi Informativi (IS) utilizzando l’AIS eLibrary (repository ufficiale della comunità accademica in IS). Allo stesso tempo, abbiamo utilizzato l’Academic Journal Guide (AJG2021) rilasciato dalla Chartered Association of Business Schools (CABS), per determinare la qualità delle riviste, concentrandoci sul campo information management (INFO MAN). In aggiunta, tra ventidue campi di studio diversi, questa guida classifica le riviste in cinque categorie (ossia 4*, 4, 3, 2, 1) dove il 4* è il livello più alto. Quindi, abbiamo esaminato le fonti delle riviste nel corpus notando che 15 contributi rappresentano una pubblicazione negli atti di una conferenza. Un contributo è un capitolo di un libro collegato al Capitolo Italiano dell’AIS. Gli articoli di rivista sono 15. Interessante notare è una pubblicazione associata alla rivista Information Systems Research, tra le più rilevanti per l’AIS, classificata 4* nell’AJG2021. Le restanti 14 pubblicazioni sono distribuite in 9 riviste diverse. Tra queste, le più prolifiche sono Government Information Quarterly e Computer in Human Behaviour, con 3 pubblicazioni ciascuna, classificate rispettivamente come 3 e 2 nell’AJG2021. La Figura 4 sintetizza l’analisi includendo il nome delle fonti, le riviste e articoli pubblicati, e il rispettivo rank nell’AJG.
Figura 4. Fonti correlate all’AIS e all’AJG2021.
Analisi concettuale
In questa sezione si esplorano gli argomenti più significativi presenti nei documenti. Nello specifico, si sviluppa l’analisi della frequenza delle keywords (parole chiave) utilizzate dagli autori per investigare la relazione tra i documenti e il rispettivo contributo nel dibattito.
Il diagramma a dispersione nella Figura 5 mostra il grafico delle tendenze tematiche basato sul tempo (gli anni sono sull’asse x) e sui termini (le keywords sono sull’asse y). In particolare, l’anno di riferimento per ciascun termine è identificato utilizzando la mediana della distribuzione delle occorrenze nel periodo dal 1994 al 2021 (stabilita automaticamente considerando una soglia di accettazione impostata su un minimo di otto occorrenze per una parola chiave dell’autore). Di conseguenza, per ogni anno, è possibile riconoscere i termini in ordine decrescente di frequenza (Aria & Cuccurullo, 2017). Inoltre, per ciascuna parola chiave, la dimensione della sfera è proporzionale al numero totale delle sue occorrenze. Allo stesso tempo, la retta rappresenta il periodo specifico in cui gli autori hanno utilizzato tale parola chiave.
Figura 5. Le 41 principali keywords utilizzate dagli autori e rispettive tendenze nel tempo.
Tra 1808 diverse keywords utilizzate nei documenti presenti nel dataset, 41 rispettano la soglia di occorrenze prestabilita. La frequenza delle 41 keywords, in linea con la tendenza di pubblicazioni, aumenta significativamente tra il 2016 e il 2021, con un livello inferiore nel 2014. In particolare, questo primo periodo, includendo il termine digital transformation (42 occorrenze, terzo più frequente), mostra un livello più elevato e concentrato di occorrenze riguardanti argomenti multidisciplinari legati alla DT e alle NPOs. Alcune keywords frequenti sono covid-19, digital platform, digital health, business models, charity, rappresentando i concetti associati alle discussioni che includono il tema della pandemia. Non sorprende che gli autori abbiano utilizzato tali parole chiave, considerando le diverse sfide scaturite dalla pandemia (ciò è logicamente attribuibile all’impegno prevalente delle organizzazioni non-profit nelle funzioni sociali, e il periodo di riferimento 2020-2022). In confronto, keywords come nonprofit (77 occorrenze), knowledge sharing, ICT e digital libraries sono state utilizzate più frequentemente dopo il 2002. Quest’ultimo sembra rappresentare un primo periodo in cui i ricercatori hanno iniziato ad analizzare l’impatto della tecnologia sulle NPOs. Considerando invece non-profit organisations, un ulteriore periodo sembrerebbe far riferimento agli studi che esplorano lo sviluppo e l’adozione di canali digitalizzati nelle NPOs, dove keywords tipiche sono community, digital media, social networks, e internet. Interessante notare che, digital data è la parola chiave degli autori che copre il lasso temporale più esteso (dal 1994 al 2020), con la mediana della sua distribuzione nel 2016.
Sono state poi analizzate le co-occorrenze delle keywords, sviluppando il relativo network in Figura 6. Il grafo mostra la rete delle menzioni congiunte (co-occorrenza) di keywords, in cui quest’ultime sono i nodi e le loro dimensioni riflettono la mediana delle citazioni. Gli archi tra le keywords indicano la co-occorrenza nelle pubblicazioni, con uno spessore proporzionale al numero di connessioni basato sul numero di articoli (che includono la coppia di keywords). Il colore della rete rappresenta indicazioni temporali delle occorrenze più frequenti (rosso se la mediana delle menzioni totali si orienta verso il 2006 e blu se si orienta verso il 2021).
Figura 6. La rete delle co-occorrenze di keywords definite dagli autori attraverso la dimensione temporale.
Quindi, la Figura 6 mostra l’evoluzione temporale della terminologia utilizzata nel dibattito sulla DT nelle NPOs. In questa analisi le keywords vengono intese come concetti significativi. Dunque, osservando le connessioni tra keywords, è possibile identificare i concetti che sono stati discussi insieme con alta frequenza. Inoltre, adottando una lente di analisi statica, sono stati identificati cinque cluster di co-occorrenze di keywords, che rappresentano dibattiti più specifici.
Riguardo all’evoluzione temporale del dibattito, la Figura 6 evidenzia l’uso più recente di termini come digital transformation, non-profit organisations, covid-19, open access, business models, digital platforms, e social media. Inoltre, discussioni collegate ai termini non-profit organisations, ict, technology, internet, website, digital media, digital platform, and social media appaiono dal 2010 ad oggi. In confronto, alcuni termini più datati come archiving o digital libraries sono utilizzati insieme ad alcuni più recenti come digital transformation. Un altro esempio è la connessione tra il termine digital journalism e i termini e-learning e ict.
Da un punto di vista statico, osservando le connessioni tra le keywords nel grafo, è possibile identificare cinque clusters:
Il cluster (1) include diverse tematiche associate al tema no-profit in modo più generale riguardante la digitalizzazione delle attività a scopo, benessere sociale, e di utilità comune.
Il cluster (2) è focalizzato sull’adozione delle tecnologie digitali considerando l’impegno delle NPOs nel limitare le problematiche legate all’inclusione digitale.
Il cluster (3) si riferisce a iniziative di DT più specifiche riguardanti le NPOs, includendo aspetti strettamente legati al beneficio pubblico e all’uso di canali digitalizzati e social media intesi come strumenti che abilitano obiettivi e attività delle NPOs.
Il cluster (4) identifica alcune iniziative di DT discusse principalmente con focus sulle NPOs. Discussioni tipiche approfondiscono il coinvolgimento delle NPOs nella digitalizzazione della conoscenza di dominio pubblico e questioni correlate come l’accesso o la disponibilità di risorse abilitanti.
Il cluster (5) si riferisce al dibattito più recente riguardante la DT nelle NPOs, considerando la presenza del termine covid-19, includendo anche le iniziative innescate dalla pandemia. Discussioni tipiche riguardano l’impatto digitale che influenza il settore delle notizie e della stampa e i relativi cambiamenti che interessano l’ecosistema di talune NPOs.
Implicazioni per la teoria e la pratica
Lo scopo di questa ricerca è quello di offrire una panoramica del dibattito scientifico sul fenomeno della trasformazione digitale concentrandosi esclusivamente sulle organizzazioni non-profit. Le analisi descrittive e concettuali rivelano un crescente interesse da parte della comunità scientifica relativamente al fenomeno della DT in funzione del perseguimento di valori e obiettivi sociali. In particolare, questo studio fornisce una rassegna delle relazioni tra i diversi termini utilizzati nel tempo, identificando il corso temporale delle keywords degli autori e le relative associazioni. Questi risultati potrebbero supportare i diversi stakeholders interessati nell’esplorare in modo più approfondito le pubblicazioni più importanti, e la terminologia correlata alla DT nelle NPOs attraverso una prospettiva longitudinale. Inoltre, questa revisione può essere di aiuto per altri ricercatori nel riconoscere temi e concetti rilevanti, selezionare specifiche keywords per ulteriori ricerche, includendo eventuali pubblicazioni che utilizzano termini correlati.
Dunque, ponendo l’accento sulle attuali tensioni e necessità per alcune NPOs, come i cambiamenti nella forma organizzativa per perseguire le proprie missioni nell’era digitale (Cipriano & Za, 2023), si propone infine una sintesi delle principali tematiche relative al dibattito accademico. Sviluppando ulteriormente la rassegna, integrando i risultati concettuali in Figura 5 e Figura 6, è possibile individuare tre principali aree tematiche che raggruppano i concetti (rappresentati dalle keywords) indistintamente dal periodo in cui sono stati utilizzati. Le tre aree di interesse trasversale per la DT delle NPOs sono: comunicazione digitale, educazione digitale, e società digitale. In particolare, osservando la Figura 6, si può notare che le keywords con più occorrenze (come in Figura 5), nonprofit (77), nonprofit organizations (91), e digital transfromation (42) rappresentano anche tre periodi nella rete delle co-occorenze (come da legenda, un primo periodo in rosso, un secondo in giallo, e un terzo in blu). Allo stesso tempo, i cinque cluster che raggruppano i diversi concetti si posizionano differentemente rispetto questi periodi. Pertanto, considerando i concetti raggruppati nei cinque clusters, e il relativo posizionamento sull’asse temporale (tenendo conto della loro corrispondenza con le tre keyword con più occorrenze), siamo in grado di riconoscere tali aree tematiche. Di seguito, la Tabella 1 fornisce i dettagli analitici di questo approfondimento. Successivamente, si offre una breve descrizione di ogni area includendo le referenze di alcuni documenti rappresentativi estrapolati dal nostro dataset.
Periodo (Keyword rappresentativa)–Cluster | Area (e i concetti rappresentativi raggruppati per cluster nel tempo) | ||
ComunicazioneDigitale | EducazioneDigitale | SocietàDigitale | |
Nonprofit–Cluster 1 | Digital dataKnowledge sharing | ArchivingE-learning | IndustryDigital health |
Nonprofit Organizations–Cluster 2, Cluster 3 | InternetSocial media | Digital cultureEducation | CommunityCivic engagement |
Digital Transformation–Cluster 4, Cluster 5 | Social networksDigital media | Open accessDigital journalism | Covid-19Engagement |
Tabella 1. I concetti raggruppati secondo aree di interesse trasversale per la DT delle NPOs.
Una prima area, comunicazione digitale, riguarderebbe la digitalizzazione delle comunicazioni e delle interazioni a diversi livelli, introducendo anche aspetti riguardanti l’intelligenza artificiale e strumenti di analisi, la tecnologia blockchain, l’IoT, e i contratti intelligenti (Wang et al., 2021). Una seconda area, educazione digitale, concernerebbe l’educazione digitale, sia in termini di abilità e competenze nell’uso di strumenti digitali (Petranová et al., 2017), sia nell’abilitare l’insegnamento e la formazione digitalizzati (Gasca-Hurtado et al., 2021) e aspetti di condivisione della conoscenza (Ravi et al., 2021). Infine, una terza area, società digitale, interesserebbe diverse questioni sociali includendo temi come il divario digitale, l’inclusione digitale, la salute digitale, il crowdfunding, l’assistenza ai senzatetto, la beneficenza e la sicurezza digitale (Raghavan et al., 2021).
Queste aree trovano poi un riscontro empirico anche nello scenario italiano. Con riferimento agli operatori del terzo settore, per esempio, è interessante notare che le iniziative più diffuse in materia di trasformazione digitale sono lo sviluppo e utilizzo di siti mobile e canali di social media. Inoltre, le principali difficoltà in tema di digitalizzazione riguardano la mancanza di risorse e di know-how dedicato, oltre alla poca consapevolezza di tali operatori rispetto l’importanza di sviluppare una strategia digitale per gestire il cambiamento organizzativo.
Dunque, in aggiunta alle implicazioni culturali innescate dalla DT in ambito sociale, è necessario che i presidenti, segretari, responsabili di tali organizzazioni prestino ancor più attenzione ai cambiamenti e trasformazioni interne che investono l’organizzazione (la struttura del pensiero, gli atteggiamenti, le prassi, ecc.). Pertanto, un approccio olistico è funzionale alla definizione di obiettivi strategici a più livelli (per es., maggiore sviluppo del proprio network, offerta di servizi migliori per i beneficiari, migliore raccolta fondi, incontrare la propria audience e attrattività lavorativa per nuove generazioni). Allo stesso tempo, l’investimento nel digitale è da concretizzare anche in termini di consapevolezza delle tecnologie digitali (per es., comprensione dell’uso, importanza, impatto, sicurezza), formazione e competenze necessarie ad abilitare il cambiamento organizzativo (per es, capacità di adattamento del lavoro, inclusione digitale) e comprensione delle potenzialità di un’iniziativa (per es., sviluppare strategie di raccolta fondi personalizzate e mirate grazie all’adozione di tool analitici per anticipare i comportamenti dei donatori).
Quindi, adottare e adattare nuove tecnologie digitali implica una riflessione sui temi di agilità e flessibilità organizzativa, includendo la sperimentazione e adattamento di processi operativi per massimizzare l’impatto sociale e la sostenibilità finanziaria. Una cultura orientata all’innovazione è funzionale per riprogettare i servizi offerti al fine di rispondere in modo più efficace alle esigenze della comunità. Allo stesso tempo, una mentalità aperta al cambiamento e l’incoraggiamento del personale sono atteggiamenti indispensabili per l’integrazione delle nuove tecnologie e pratiche di lavoro collaborativo. Ancora, da non sottovalutare sono gli investimenti in soluzioni di sicurezza informatica, necessari per garantire che il personale sia adeguatamente addestrato per proteggere i dati sensibili dell’organizzazione e dei donatori. Infine, la trasformazione digitale dovrebbe anche essere intesa come driver e opportunità per la collaborazione e le partnership tra enti di diversa natura. Per esempio, attivare sinergie e opportunità di collaborazione tra operatori del terzo settore e pubbliche amministrazioni potrebbe massimizzare l’impatto sociale e ottimizzare l’uso delle risorse (ridurre il divario digitale e assicurarsi che i servizi digitali siano accessibili a tutti, comprese le persone con disabilità o a basso reddito).
Concludendo, questo studio propone una sintesi preliminare dei diversi aspetti che caratterizzano la trasformazione digitale nel contesto delle organizzazioni non-profit, con l’obiettivo di suscitare l’interesse del lettore a esplorare più approfonditamente le implicazioni per l’intero terzo settore.
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