Dall’aiuto agli altri alla scoperta di sé: la narrazione del tutorato universitario

Abstract

Seguendo il modello dello schema narrativo canonico sviluppato da Greimas, lo studio analizza l’esperienza di tutor universitari, evidenziando come il tutorato favorisca il loro sviluppo personale e professionale. Lo studio indaga le motivazioni, le competenze e gli ostacoli affrontati dai tutor durante le attività di peer tutoring, offrendo spunti interessanti per migliorare la gestione dei programmi di tutorato negli ambienti universitari.

Keywords: Tutorato, peer tutoring, motivazione, competenze, riconoscimento, analisi narrativa

Background di ricerca

Studi recenti confermano che il tutorato universitario svolge un ruolo fondamentale nel supportare lo sviluppo personale, accademico e professionale degli studenti che ne fruiscono, specialmente in un contesto caratterizzato da percorsi universitari sempre più complessi e fortemente influenzati dalle caratteristiche e dai bisogni individuali di ciascuno studente (López-Gómez et al., 2020).

Mellado et al. (2017) hanno analizzato l’effetto positivo del peer tutoring nello sviluppo delle abilità sociali degli studenti: capacità empatiche e di supporto, capacità di conversazione, capacità di autoaffermazione, capacità di collaborazione e capacità di risoluzione dei conflitti. Sempre in questo studio si sostiene che lo sviluppo di queste competenze sociali è tanto più importante per quegli studenti che provengono da contesti socio- educativi vulnerabili, poiché il tutoraggio riesce a promuovere la fiducia, la collaborazione e le capacità di risoluzione dei conflitti proprio attraverso esperienze di apprendimento cooperativo. I programmi di tutoraggio non solo sostengono lo sviluppo personale, ma facilitano anche l’integrazione degli studenti nella vita universitaria, supportandoli nella loro carriera accademica e preparandoli alle sfide future. Infatti, secondo Flores et al., (2018) il peer tutoring offre vantaggi significativi per gli studenti, migliorando l’integrazione accademica e sociale, favorendo il coinvolgimento e il tasso di partecipazione alle iniziative universitarie e aumentando il senso di appartenenza: connessione e collaborazione tra gli studenti migliorano, si incoraggiano l’unione, lo spirito di squadra, il clima di gruppo positivo e l’integrazione sociale nella vita universitaria (Byl & Topping, 2023). Altri studi evidenziano, inoltre, come i programmi di tutoraggio peer-to-peer possano svolgere un ruolo cruciale nella preparazione degli studenti al futuro mondo del lavoro, consentendo sia ai tutor che agli studenti di sviluppare un’adattabilità interculturale (Griffiths et al., 2018).

López-Gómez et al. (2020) evidenziano come un tutor ben preparato sia fondamentale non solo per creare un ambiente universitario accogliente e solidale e fornire indicazioni sulla vita universitaria, sui servizi e sulle prospettive di carriera, ma anche per supportare gli studenti come un vero e proprio agendo coach personale. Un’azione di tutoraggio efficace richiede empatia, autenticità e forti attitudini relazionali per creare relazioni significative con gli studenti, promuovendo il loro sviluppo a 360 gradi.

Tuttavia, nonostante siano ormai numerosi gli studi che indagano il ruolo e l’importanza del peer tutoring, sono davvero poco numerose le ricerche che analizzano il ruolo e la rilevanza che queste attività hanno per gli stessi tutor. Eppure, come pochi hanno analizzato, l’esperienza del tutoraggio peer-to-peer aiuta a sviluppare capacità di leadership, comunicazione e coaching, contribuendo in modo significativo allo sviluppo accademico e personale degli stessi tutor, creando dinamiche che accrescono il senso della motivazione e della soddisfazione (Wankiiri-Hale et al., 2020; Seo & Kim, 2019) e legittimando la necessità e lo spazio per studi più approfonditi in questo campo. Sulla stessa scia, uno studio di Abbot et al. (2018) evidenzia l’importanza di dare voce ai tutor per comprendere al meglio la percezione che hanno del loro ruolo, così da sviluppare eventuali iniziative di supporto necessarie per favorire una maggiore copertura di quel ruolo che li vede agire come intermediari tra l’istituzione e gli studenti.

Considerando dunque, non solo il gap evidenziato in letteratura, ma anche la complessità e la variabilità dei compiti svolti dai tutor, nonché la responsabilità nella relazione con gli studenti, l’obiettivo di questo studio è quello di esplorare in profondità le esperienze di tutoraggio al fine di:

  • chiarire la funzione e comprendere la motivazione sottostante alla copertura di questo ruolo;
  • analizzare le principali competenze necessarie per svolgere efficacemente il tutorato;
  • identificare possibili ostacoli/ difficoltà che caratterizzano il processo di tutoraggio;

comprendere il ruolo che le attività svolte hanno in termini di crescita e sviluppo personale degli stessi tutor.

Metodologia

La narrative analysis è la metodologia scelta in questo studio per provare a perseguire gli obiettivi poc’anzi esposti. In particolare, sono state raccolte e analizzate alcune narrazioni di tutor universitari che hanno ottenuto borse di collaborazione durante l’ultimo anno (2024), evidenziando le loro esperienze e le loro percezioni rispetto al programma e alle attività di tutorato svolte durante il periodo di collaborazione. Le storie dei tutor sono state raccolte attraverso interviste narrative (Søderberg, 2006), fornendo loro una significativa libertà sia nella costruzione della struttura di trama, sia nella selezione di eventi critici e attori focali nella loro esperienza personale. I tutor hanno condiviso il loro percorso, spiegando in dettaglio come è nata l’idea di diventare tutor, come è stata svolta l’esperienza e come la stessa si è conclusa. Tutti i tutor intervistati hanno intrapreso la loro esperienza di tutorato nel 2024 e, al momento del colloquio, erano prossimi alla conclusione del percorso. L’informalità dell’intervista condotta ha contribuito ad accrescere l’attendibilità delle storie narrate, arricchendo di significato alcuni aspetti comportamentali e relazionali.

La composizione del campione di riferimento costituito da 5 tutor (Tabella 1) fornisce una valida risposta all’obiettivo di questo studio. Il numero relativamente piccolo dei tutor intervistati e che hanno condiviso le loro esperienze non costituisce un limite alla validità dei risultati, come supportato dalla letteratura di ricerca qualitativa. Secondo Guetterman (2015), l’intento del ricercatore qualitativo è quello di spiegare, descrivere e interpretare. Patton (2022) sostiene che la ricerca qualitativa sostituisce le generalizzazioni empiriche con intuizioni, comprensione approfondita e ricchezza di informazioni. Inoltre, Lal et al. (2012) dimostrano che la dimensione del campione nell’indagine narrativa può variare ampiamente a seconda degli obiettivi di ricerca e del disegno metodologico, senza danneggiare la validità dei risultati. Nel presente studio, i tutor selezionati per l’analisi approfondita rappresentano un “campionamento intenzionale”, definito da Staller (2021) come quei casi ricchi di informazioni e scelti per l’opportunità di offrire spunti significativi su questioni fondamentali per gli obiettivi della ricerca. Inoltre, i diversi profili dei tutor – uomini/donne, laureati triennali/ magistrali, quelli con precedenti esperienze di tutorato e quelli che si avvicinano per la prima volta al peer tutoring – riflettono una varietà di percezioni, arricchendo così la comprensione del fenomeno analizzato.

Tabella 1. Profilo dei tutor intervistati

Fonte: Elaborazione propria

L’Ateneo presso cui svolgere l’analisi è stato scelto in funzione di due elementi principali: il numero di studenti e il numero di tutor per studenti. Inoltre, fondamentale nella scelta è stata la presenza dell’ufficio SORT – Sportello Orientamento e Tutorato – un servizio dedicato all’orientamento e al supporto degli studenti universitari. Ogni borsa di collaborazione, corrisposta al tutor come ricompensa delle attività di tutoraggio svolte, prevedeva un impegno complessivo di 150 ore di attività, trasformato in un impegno giornaliero variabile da un minimo di 2 a un massimo di 4 ore. Il sostegno finanziario riconosciuto ai tutor (pari a € 1.295,00) ha permesso loro di contribuire in modo significativo alle attività di tutorato, acquisendo notevole esperienza sul campo.

Le narrazioni condivise dai tutor sono state analizzate utilizzando lo schema narrativo canonico di Greimas (Iannotta & Polidoro, 2023). Questo approccio metodologico ha permesso un’analisi strutturata delle loro esperienze, focalizzando l’attenzione su elementi narrativi chiave come la manipolazione/contratto, le competenze, le prestazioni e l’eventuale sanzione o riconoscimento ricevuto per i loro sforzi. Applicando questo framework, lo studio fornisce una comprensione dettagliata dei percorsi fatte dei tutor, evidenziando le sfide affrontate e le competenze sviluppate durante il loro periodo di collaborazione.

Questo articolo rappresenta una fase preliminare di uno studio più ambizioso e approfondito che prevede un campionamento più ampio e diversificato di tutor provenienti da contesti universitari sia presenziali, sia telematici non solo per avere una comprensione ampia delle esperienze di peer tutoring ma anche per verificare la possibilità di estendere le intuizioni e i risultati ottenuti in questa prima fase di ricerca.

Risultati

L’analisi delle cinque narrazioni mostra una significativa convergenza su alcuni aspetti socio-strutturali dell’esperienza di tutorato, pur evidenziando differenze nei vissuti soggettivi, nelle competenze acquisite e nelle strategie di adattamento alle criticità organizzative (Tabella 2).

Tabella 2. Analisi delle storie dei tutor tramite lo schema narrativo canonico

Fonte: Elaborazione propria

Tutti i tutor raccontano di essere stati attratti dal ruolo e dalla tipologia di contratto basato su opportunità di crescita personale, sviluppo professionale, appartenenza alla comunità universitaria e arricchimento del curriculum. A ciò si aggiunge il compenso economico e la flessibilità nella gestione oraria, elementi valutati positivamente da tutti i partecipanti. In alcuni casi (Tutor 1 e 4), l’elemento motivazionale si collega a dinamiche personali, come la volontà di superare la timidezza o di avere una prima esperienza lavorativa autonoma.

Dal lato delle competenze, tutti i tutor riferiscono un arricchimento delle loro competenze trasversali, con alcune differenze nelle aree di specializzazione. Tra le attitudini comuni a tutti ritroviamo la gestione del tempo e l’organizzazione autonoma dei turni, la comunicazione efficace con studenti e colleghi, la collaborazione, il lavoro in team e il problem solving.

In alcuni casi è emersa l’acquisizione di competenze considerate distintive: comunicazione interculturale e gestione di studenti internazionali (Tutor 2 e 5); public speaking durante eventi istituzionali (Tutor 3 e 5); competenze digitali legate alla gestione di social media e strumenti di coordinamento e comunicazione organizzativi (Tutor 5).

Le azioni svolte dai tutor sono simili per natura, ma variano per intensità e significatività percepita con un impatto diverso a livello di performance. Tra i compiti ricorrenti e quindi comuni a tutti si ritrovano: gestione dello sportello informativo, supporto amministrativo e logistico, partecipazione a eventi (Open Day, visite guidate). Tra le attività che hanno un impatto sulle performance più stimolante si ritrovano l’interazione con gli studenti e con il pubblico esterno (Tutor 3, 4 e 5), la creatività e autonomia decisionale (Tutor 1 e 5), la gestione digitale della comunicazione istituzionale (Tutor 4 e 5). Alcuni tutor (3, 4, 5) distinguono chiaramente tra attività ripetitive e momenti di maggiore coinvolgimento, suggerendo una disomogeneità nella stimolazione professionale.

I tutor, ovviamente, segnalano anche alcuni ostacoli incontrati nel raggiungimento dell’obiettivo ed espletamento del contatto. Le difficoltà sono rappresentate da asimmetrie informative quali l’assegnazione turni (tutti i tutor), disorganizzazione gestionale (Tutor 3, 4, 5) e relazioni interpersonali complesse tra colleghi (Tutor 3 e 4). Nonostante tali sfide, tutti i tutor mostrano un atteggiamento adattivo.

Per quanto riguarda la fase finale di sanzione/riconoscimento, tutti i tutor percepiscono un riconoscimento intrinseco, espresso in termini di crescita personale, acquisizione di competenze e rafforzamento dell’identità professionale. A valle il tutorato si rivela uno spazio generativo di competenze, di relazioni significative e di consapevolezze professionali, contribuendo allo sviluppo dell’identità studentesca e lavorativa.

Per rendere i risultati più affidabili, le interviste narrative sono state integrate con l’osservazione diretta delle esperienze e dei comportamenti dei tutor (osservazione durante lo svolgimento del tutorato informativo presso lo Sportello SORT, partecipazione agli eventi organizzati dalla Facoltà, riunioni organizzative tra tutor e tra questi e il personale tecnico-amministrativo).

I risultati di questa ulteriore analisi evidenziano una chiara distinzione tra due tipologie di tutor, quelli che si trovano alla prima esperienza lavorativa con scarse competenze specifiche e con difficoltà di adattamento al contesto operativo. Per loro si richiede un percorso di crescita che comprenda il potenziamento delle hard e soft skills tra cui: lavoro di squadra (team working), problem solving, comunicazione efficace con il pubblico, capacità di ascolto attivo ed empatia. Un’altra tipologia è quella di studenti con esperienze precedenti che dimostrano una maggiore sicurezza e preparazione, che li rende capaci non solo di svolgere il ruolo del tutor per gli studenti ma anche quello di mentor per i colleghi alle prime armi.

Nonostante i comportamenti dei tutor siano adattivi e funzionali sia rispetto all’Università, sia rispetto all’ufficio SORT, si segnalano alcuni casi isolati in cui emergono comportamenti “tossici” che possono compromettere il clima organizzativo. Tra questi, si rilevano episodi di opportunismo e fenomeni di social loafing. Si osserva che per superare queste difficoltà e raggiungere un equilibrio personale e di gruppo, vengono organizzati incontri periodici di formazione, coordinamento e monitoraggio nell’ambito del servizio organizzativo a cui afferisce la gestione dei tutor. L’osservazione diretta segnala come i tutor, nonostante alcune difficoltà iniziali o in itinere, concludono il proprio incarico avendo acquisito competenze utili per il futuro professionale, instaurando nuove relazioni nell’ambiente universitario sia tra pari, sia con i docenti e il personale tecnico-amministrativo, sviluppando una forte propensione al lavoro in team.

Discussione

Sulla base delle narrazioni analizzate, è possibile affermare che alla base della motivazione nei tutor c’è un combinato disposto di incentivi finanziari, opportunità di sviluppo professionale e desiderio di contribuire alla comunità accademica e all’università di appartenenza. Molti sono stati attratti dalla flessibilità del programma, che ha permesso loro di conciliare gli studi con l’esperienza pratica di lavoro. Anche la curiosità e le raccomandazioni dei colleghi hanno svolto un ruolo significativo nell’incoraggiare la partecipazione alle attività di tutorato tra pari. I tutor hanno espresso il forte desiderio di aiutare altri studenti a navigare nella vita universitaria, promuovendo connessioni significative e migliorando i loro CV per future prospettive di carriera. Le competenze chiave acquisite durante le attività di tutorato svolte includono la risoluzione dei problemi routinari e non, la comunicazione e il lavoro di squadra. I tutor hanno dovuto sviluppare capacità di gestione del tempo e organizzative per destreggiarsi tra le attività universitarie, le responsabilità nell’ambito del tutorato e la vita privata. La conoscenza dell’inglese e l’adattabilità sono state fondamentali, in particolare per le interazioni con gli studenti internazionali. Inoltre, le abilità interpersonali, come l’empatia, l’ascolto attivo e la risoluzione dei conflitti, si sono dimostrate necessarie per assistere gli studenti e collaborare efficacemente con i colleghi e il personale tecnico-amministrativo dell’università. Le principali sfide incontrate dai tutor riguardano meccanismi di delega poco chiari, competizione tra tutor per turni di lavoro e conflitti occasionali con i colleghi. Le inefficienze organizzative hanno spesso creato confusione iniziale nel percorso del tutorato, evidenziando la necessità di prestare maggiore attenzione alle attività di onboarding. Alcuni tutor hanno segnalato difficoltà nel gestire le dinamiche interpersonali all’interno dei loro team o nell’affrontare le richieste poco chiare/incomplete degli studenti tutorati. Nonostante questi ostacoli, la maggior parte dei tutor ha trovato il modo di adattarsi e migliorare le proprie prestazioni nel tempo. Alcuni corsi di formazione, comunicazione interna, il contatto costante con il personale tecnico-amministrativo e il supporto di tutor più esperti hanno fornito un valore aggiunto, nonché aumentato l’efficacia del peer tutoring.

Inoltre, il ruolo significativo della motivazione e della curiosità che hanno spinto i tutor a intraprendere il percorso di tutorato, è uno dei temi più ricorrenti in tutte le narrazioni. Molti tutor sono stati spinti dalla prospettiva di bilanciare le responsabilità accademiche con l’acquisizione di esperienza lavorativa sul campo in un ambiente flessibile. È stata evidenziata anche l’opportunità di interagire con gli studenti, promuovendo connessioni interne e sviluppando alcune soft skills utili per il mondo del lavoro. Tuttavia, sono emerse differenze nel modo in cui ciascun tutor ha affrontato le responsabilità e sfide specifiche incontrate nel proprio percorso. Alcuni tutor hanno dovuto affrontare problemi organizzativi, come sistemi di programmazione dei turni poco chiari e competizione tra colleghi. Altri hanno affrontato sfide legate alla comunicazione e alla tensione interpersonale all’interno dei team di lavoro.

È possibile quindi affermare che i risultati del presente studio sono in linea con la letteratura esistente sui benefici dei programmi di tutoraggio tra pari, che evidenziano la loro duplice importanza sia per gli studenti tutorati che per i tutor stessi. Allo stesso modo, questo studio mostra come i tutor abbiano sviluppato competenze chiave come empatia, adattabilità, forti capacità interpersonali e di risoluzione dei conflitti (Mellado et al., 2017). Per i tutor coinvolti nel presente studio, queste abilità non sono state coltivate solo attraverso le interazioni, ma anche attraverso la gestione di complesse dinamiche di gruppo e il superamento delle sfide operative. Ciò è in linea con i risultati di Flores e i suoi colleghi (2018) che hanno identificato il tutorato tra pari come un meccanismo per promuovere l’integrazione accademica e sociale. Inoltre, le riflessioni dei tutor sulle loro esperienze sottolineano il valore professionale del peer tutoring, supportando i risultati discussi da Griffiths et al. (2018) che ne hanno evidenziato il ruolo nella preparazione degli studenti (compresi i tutor) per le future carriere. I tutor in questo studio hanno spesso fatto riferimento all’impatto delle attività di tutorato svolte sulla loro futura occupabilità, evidenziando miglioramenti nelle capacità di risoluzione dei problemi, comunicazione e lavoro di squadra.

I risultati dello studio, infatti, riaffermano i vantaggi bidirezionali del tutorato universitario tra pari, poiché capace di fornire preziose opportunità di sviluppo sia per i tutor, sia per i tutees. Mentre gli studenti che hanno usufruito del tutorato beneficiano di orientamento nell’ambito universitario, supporto emotivo e maggiore integrazione sociale, i tutor acquisiscono competenze professionali critiche e spazi di crescita personale. Come osservato da Wankiiri-Hale et al. (2020), grazie allo svolgimento delle attività di tutorato, i tutor migliorano la propria preparazione per i ruoli che andranno a ricoprire nel futuro attraverso esperienze sul campo che migliorano le capacità di comunicazione e leadership. Inoltre, le narrazioni dei tutor evidenziano come il peer tutoring promuova la resilienza e l’adattabilità, consentendo loro di affrontare responsabilità complesse e contesti culturali diversi. Questa adattabilità interculturale, come discusso da Griffiths et al. (2018), è particolarmente rilevante per una forza lavoro globalizzata, dove tali competenze sono sempre più apprezzate.

Questo studio contribuisce alla comprensione del peer tutoring come una vera e propria esperienza trasformativa. Cambiando prospettiva e concentrandosi sulla figura dei tutor, si evidenzia la rilevanza del supporto strutturato e della definizione chiara e puntuale dei ruoli, come suggerito da Abbot et al. (2018). Il miglioramento dei modelli organizzativi e la promozione dell’equità nell’assegnazione dei compiti potrebbero massimizzare ulteriormente i benefici dei programmi di tutorato, garantendo un’esperienza più agevole e gratificante per tutti i partecipanti. Nel complesso, i risultati dimostrano che il peer tutoring non è solo uno strumento essenziale per l’integrazione accademica e sociale degli studenti tutorati, ma anche un trampolino di lancio significativo per il futuro successo professionale dei tutor.

Conclusione

I risultati di questa ricerca confermano l’importanza dell’ascolto delle storie e delle voci all’interno delle organizzazioni come strumento principale per lo sviluppo di efficaci strategie di supporto manageriale (Bonacci & Scarozza, 2023). Questa prospettiva sottolinea il valore degli approcci narrativi, non solo come strumento di calcolo o di metrica, ma come metodo per favorire una risonanza condivisa, sia personale che organizzativa. Ascoltando le storie dei tutor, questo studio esemplifica come le narrazioni forniscano una comprensione approfondita delle loro esperienze, offrendo sia spunti interessanti per migliorare le pratiche manageriali, sia supporto organizzativo all’interno delle istituzioni accademiche. Sebbene questo studio offra preziose informazioni sulle esperienze dei tutor universitari, è importante riconoscere alcuni limiti. Lo studio si concentra sul ruolo del tutor, studiandolo per mezzo dell’osservazione diretta dei ricercatori senza incorporare, almeno per il momento, le opinioni degli studenti, dei docenti o del personale amministrativo. L’inclusione di questi ulteriori punti di osservazione potrebbe offrire una comprensione più completa delle dinamiche e dei risultati dei programmi di peer tutoring nel contesto universitario. Inoltre, mentre lo schema narrativo canonico di Greimas si è dimostrato efficace per strutturare l’analisi, la sua applicazione potrebbe aver enfatizzato alcuni aspetti delle esperienze dei tutor (ad esempio, motivazioni, competenze, riconoscimenti) mentre ne ha esplorati in maniera poco approfondita altri aspetti, tra cui le dimensioni emotive e culturali. Sebbene questo metodo fornisca ricche intuizioni qualitative, può introdurre pregiudizi come la memoria selettiva degli intervistati e dell’osservatore. La triangolazione di questi risultati con altri dati o materiali documentali potrebbe migliorare la robustezza della ricerca futura.

Sulla base dei risultati e dei limiti di questo studio, vengono proposte possibili direzioni per la ricerca futura. Gli studi futuri potrebbero includere un campione più ampio di tutor in diversi contesti universitari (ad esempio, università tradizionali e telematiche). Gli studi comparativi potrebbero esplorare come le differenze istituzionali o culturali influenzino le esperienze dei tutor e i risultati raggiunti. Inoltre, condurre una ricerca longitudinale potrebbe fornire informazioni sull’impatto a lungo termine del peer tutoring sullo sviluppo personale e professionale dei tutor. Ad esempio, le storie dei tutor all’inizio, durante, alla fine del tutorato e anche dopo aver concluso le attività potrebbero essere interessanti per comprendere meglio l’impatto delle attività di tutorato sullo sviluppo del tutor e sulla loro carriera lavorativa. Inoltre, gli studi futuri potrebbero approfondire gli aspetti emotivi e culturali del tutorato tra pari, in particolare in popolazioni studentesche diverse e internazionali. Questo approccio aiuterebbe a identificare strategie organizzative per supportare i tutor nella navigazione delle differenze culturali. Grazie allo sviluppo di queste prospettive di studio, le ricerche future possono approfondire la comprensione del peer tutoring come esperienza accademica e professionale trasformativa per gli studenti universitari. Tali risultati potrebbero essere utili per la governance delle università nel processo di progettazione di programmi di tutorato più efficaci e inclusivi che massimizzino i benefici per tutti gli stakeholder.

Bibliografia

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Autori

Universitas Mercatorum

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