Peter Senge. La Quinta Disciplina. L’arte e la pratica dell’apprendimento organizzativo. Napoli, Editoriale scientifica, 2019 – Collana punto org.

Il pensiero sistemico già presente nella filosofia greca con Aristotele e con i primi pitagorici – e molto dopo dai primi del Novecento – elabora e criticizza la dicotomia (problematica e mai fino in fondo risolvibile) tra sistemi di natura e di cultura, fino al contributo di Peter Senge che si concentra su cinque discipline: padronanza personale, modelli mentali, visione condivisa, apprendimento di gruppo e pensiero sistemico, facendo in ultima analisi del problem solving di gruppo, il metodo per convertire le imprese all’apprendimento organizzativo. Si tratta di un tema centrale nella più amplia riflessione sugli effetti della tecnologia su lavoro e persone, che è stato al centro del XXI Workshop degli studiosi e docenti di Organizzazione aziendale (WOA), che si è tenuto a Milano il 6 e 7 febbraio 2020, nell’ambito delle iniziative istituzionale dell’Associazione Italiana di Organizzazione aziendale (ASSIOA).

Tale focus fu proposto nella prima stesura del 1990 de “La quinta disciplina” (ed. or. The fifth discipline, the art and practice of the learning organizations Doubleday/Currency), la cui versione italiana fu curata da Alberto Galgano nel 1992 per Sperling & Kupfer, cui seguì un’edizione ampliata nel 2004, il cui corrispettivo italiano è stato curato da Luigi Maria Sicca (Università degli Studi di Napoli Federico II) nel 2019.

In breve, 22 capitoli (e 3 appendici) raggruppati in cinque parti organizzate in modo da tracciare un percorso di apprendimento delle discipline proposte da Senge. La prima parte ha l’obiettivo di aprire gli occhi del lettore sulla sintomatologia delle inabilità ad apprendere nelle aziende, sottolineando sette specifiche incapacità e proponendo un esempio di come l’assenza di visione sistemica possa essere alla base della crisi. Nella seconda parte, Senge approfondisce il concetto di Quinta Disciplina, spiegandone le leggi, introducendo la visione sistemica e chiarendone le strutture sottostanti. La terza parte racchiude quattro capitoli che affrontano il tema delle discipline alla base della visione sistemica. A tale trattazione segue una quarta parte che racchiude esempi pratici. Infine, la quinta parte, con la conclusione e le appendici.

Peter Senge è uno studioso di dinamica dei sistemi e pensiero sistemico, è Senior lecturer alla MIT Sloan School of Management e docente presso la New England Complex System Istitute e il fondatore della Society for Organizational Learning (SOL) e co-fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Academy for System Change. Nel suo lavoro, un vero e proprio best seller, che affonda le radici negli studi di Forrester sul comportamento dei sistemi al MIT negli Anni Settanta,  l’autore ha l’obiettivo di offrire “una dimensione vitale affinché le organizzazioni possano effettivamente apprendere, ovvero possano migliorare continuamente la propria capacità di realizzare le aspirazioni più elevate”(p. 76), affermando che tale dimensione è offerta dalla pratica di cinque discipline e, in ultima analisi, proprio dal pensiero sistemico. Quest’ultimo, che da il titolo all’opera stessa, è la base per comprendere come tutte le imprese umane (tra cui le aziende) siano legate da tessuti invisibili: concentrarsi su parti isolate del sistema ci porta a credere che i problemi più profondi non possano essere risolti.

Il volume ha quindi l’obiettivo di fornire al lettore la chiave per attuare quella che l’autore stesso definisce “metanoia”, tradotto dal greco come “un cambiamento di mentalità”, declinando questa locuzione come quel mutamento di noi stessi connesso al momento in cui apprendiamo. Il lettore di questo volume, che abbia lo scopo di “imparare” da esso, dovrà abbandonare la classica definizione di apprendimento inteso come “ricevere informazioni”, in favore di una più ampia operazione tesa a “ricreare noi stessi, mettersi in condizione di fare qualcosa che non siamo mai stati in grado di fare; ripercepire il mondo e il nostro rapporto con esso, estendere la nostra capacità di creare, di essere parte del processo generativo della vita” (p. 88). Dunque anche una sfida aperta in sede didattica, per studenti di laurea magistrale, ma anche manager, imprenditori e professionisti d’impresa, riagganciandoci alla proposta dello stesso Senge, laddove offre al lettore cinque discipline, che si configurano come un corpo di teorie e tecniche. Queste, alla stregua di tutte le altre discipline umane, necessitano di essere studiate e praticate per essere padroneggiate: un percorso di apprendimento inesauribile e continuamente perfezionabile. In questa direzione, La Quinta Disciplina ci invita a cogliere la dialettica tra archetipo e fenomeno, creando la consapevolezza della necessità di smascherare la realtà e arrivare alle strutture che sottostanno ad essa: e la visione sistemica risulta essere la massima espressione di questo nuovo modo di approcciare ciò che ci circonda, proponendo una modalità innovativa di vedere il rapporto tra il singolo e l’organizzazione. Vedere i sistemi che sottostanno alla realtà ci consente di passare, riprendendo ancora le parole di Senge: “dal vederci come separati dal mondo a vederci connessi al mondo, dal guardare i problemi come se fossero causati da qualcuno o qualcosa ‘la fuori’ a renderci conto del fatto che sono le nostre azioni a creare i problemi che sperimentiamo” (pp. 86-87). E in questo continuo tentativo di creare una nuova cognizione della realtà si lega la possibilità di generare organizzazioni in cui le persone apprendono, cioè in cui esse scoprono costantemente come leggere la realtà e come modificarla, sentendosi costantemente parte di essa.

Il volume si colloca come sessantaduesimo nella Collana punto org. L’appartenenza alla tradizione della Collana che accoglie la maggior parte (se non in via esclusiva) dei lavori maturati in seno a puntOorg International Research Network è suggellata da due caratteristiche che differenziano la versione italiana dall’originale versione del 2006. Innanzitutto la presenza di diversi box con esempi relativi all’esperienza di aziende italiane che hanno l’intento di costruire una relazione dialettica tra teoria e casi empirici. In secondo luogo, la presenza di tre nuovi capitoli: il capitolo 1, del curatore, il capitolo 2 di Edoardo Mollona (Alma Mater – Università di Bologna) e il capitolo 22 di Stefano Armenia, Presidente SYDIC, SYDIC, acronimo del SYstem Dynamics Italian Chapter, coniato a cinque anni dall’uscita del volume di Senge, a testimonianza che il clima di renaissance intorno a una metodologia centrata su tecniche di simulazione con l’approccio della Dinamica dei Sistemi (System Dynamics) era maturo. E, preziosa perla finale, l’inserimento di una ricca tavola rotonda finale cui hanno partecipato, tra gli altri: Sergio Barile e Francesca Iandolo (La Sapienza, Università di Roma), Stefano Consiglio e Mariavittoria Cicellin (Università degli Studi di Napoli Federico II), Luca Giustiniano (Luiss University), Marcello Martinez e Mario Pezzillo Iacono (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli). Tavola rotonda, con un obiettivo interpretativo del volume, in linea con la tradizione di ricerca puntOorg, per cui un’opera, soprattutto un Classico che sa proporre concetti (o per usare il linguaggio di Senge, “archetipi”) si presta a essere declinato alla luce della realtà odierna. Declinazione del lavoro di Senge nel ventre della più qualificata cultura accademica italiana, ampliando il significato della traduzione, fino ad andare oltre la mera facilitazione della fruibilità dell’opera, criticizzandola e contestualizzandola nelle radici culturali mediterranee.

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