Numero speciale in ricordo del Prof. Rugiadini

Raccolta di testimonianze e ricordi in memoria del Prof. A. Rugiadini

È mancato il Professor Andrea Rugiadini, mentore e amico speciale di molti di noi, la persona che ha contribuito più di chiunque altra alla nostra esistenza collettiva come comunità italiana di studiosi di organizzazione. L’ASSIOA e la Rivista Prospettive di Organizzazione sono le principali espressioni attuali della nostra comunità e si fanno portatrici di questa iniziativa. Questo numero speciale raccoglie alcune brevi testimonianze e ricordi sui tanti modi in cui il Prof. Rugiadini ha contribuito alla nostra crescita individuale e collettiva.

 di Anna Grandori1

1Università Bocconi, Milano.

Tra le varie lettere, ancora manoscritte, che conservo, ritrovo un carteggio del tutto stravagante, come talvolta furono entrambe le due figure per me paterne e maestre di vita accademica e non: una biologica (Pippo Grandori) l’altra elettiva (Andrea Rugiadini). Il carteggio era tra loro. I due professori infatti si guardavano, con un misto di ammirazione e di tensione critico-competitiva. Nel Marzo 1999 questa attrazione-tensione si espresse nel modo più strano possibile: pagine e pagine di analisi critica…dei Promessi Sposi!!! Trattati come metafora e spunto per riflettere sul ruolo dello spirito critico e anti-critico; dell’autorità e della razionalità, della meschinità e di un suo contrario cui entrambi tendevano: “una visione eroica dell’esistenza” ebbe a definirlo Andrea, con la sua consueta precisione tagliente e lapidaria.

Un evento fuori dagli schemi anche per allora, e proprio per questo lo condivido: per ricordare l’ampiezza di registri relazionali e intellettuali su cui Andrea sapeva muoversi, diversi per ogni interlocutore, da cui scaturiva la sua straordinaria capacità di influenza. In un’epoca in cui si eccede nell’uso del termine ‘leadership’ e ne proliferano i ‘tipi’, un tipo per la sua non è stato ancora inventato.

29 maggio 2023

di Luca Solari1

1Università degli Studi di Milano.

Il mio percorso accademico è iniziato presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi un po’ tardi per poter avere occasioni continuative di lavoro e confronto con Andrea Rugiadini. Il mio unico incontro era stato in occasione dell’esame di Organizzazione Aziendale che allora era orale. Si facevano due esami con due professori e il voto finale era la media. Il corso mi era piaciuto così tanto che avevo seguito ben due attività aggiuntive, forse violando una possibile regola che però non era scritta, e questo mi avrebbe poi aiutato… Le due attività erano il corso di Esperimenti Organizzativi con Enzo Perrone e un seminario in lingua inglese di un visiting, ma non ricordo chi. Era il lontanissimo 1987. Torniamo ad Andrea Rugiadini e all’esame. Ho sostenuto con lui la prima parte e sembrava andare tutto bene fino a quando con quella che allora ritenevo austerità e che poi avrei scoperto essere sempre sull’orlo dell’ironia mi ha chiesto alcuni dettagli dell’articolo di Daems. Il voto che mi ha attribuito è stato 26. Di solito se non convinto sono abbastanza deciso. Eppure, in quell’occasione ero disarmato. In sé non aveva torto, avrei dovuto sapere non i numeri ma il senso di quella tabella quantitativa. Nella realtà, la domanda era sostanzialmente imprevedibile. La seconda parte si è poi svolta con Massimo Pilati che mi portò a bere un caffè, cosa un po’ imprevedibile per me che vivevo i docenti con massima distanza. Mi chiese se avessi considerato la specializzazione di Organizzazione. Ero indeciso tra questa e Finanza (i numeri mi sono sempre piaciuti evidentemente). Quel caffè completò l’opera. Ho un altro ricordo, questo molto più recente. C’è di nuovo un caffè. Questa volta in Viale Isonzo e mi invitò Andrea Rugiadini. Ero sorpreso. Non avevamo avuto così tante occasioni di parlarci. Portò con sé la sua copia di Lavoro e Risparmio di Masini. Io non lo avevo perché il mio era il primo anno in cui era stato sostituito da una serie di dispense. Scrisse una dedica, davanti a me. Quando ho saputo che era venuto a mancare la ho riletta. Dimostrava di sapere di me molto più di altri che pure mi avevano frequentato. La dedica non la riporto. Ci sono frammenti degli altri che dobbiamo custodire.

di Massimo Pilati1

1Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Il prof. Andrea Rugiadini lo conobbi nel 1984, in un’occasione informale, a casa sua.

Enzo Perrone, Luigi Manzolini e Carlo Turati avevano esteso l’invito anche a me, quella sera. A quel tempo insegnavo controllo di gestione, ma ero curioso di capire qualcosa di più in merito ai costi di transazione, questi sconosciuti, almeno per me. Mi ero preparato mentalmente una serie di argomenti sul tema, come fosse l’esame che avevo sostenuto con lui quando ero studente, con una soggezione che ricordo bene ancora oggi. Mi ero anche vestito in modo formale, per fare una buona impressione.

Andrea ci ha accolti in maglietta bianca con su Snoopy, abbiamo cucinato insieme a lui e poi suonato. Lui era un pessimo pianista, sudava sempre mentre insisteva sui tasti con scarso senso del ritmo e credo fosse stata l’unica volta in cui suonammo con lui. Era appassionato di scacchi e più volte, incoscientemente, gli ho propoto di fare una partita ma, come lo scrivano di Melville, la sua risposta era costantemente: “preferirei di no”. Un pomeriggio, di quelli adombrati dal suo mal di vivere, acconsentì ad una condizione: lui avrebbe giocato alla cieca. In quattro mosse il mio Re bianco vacillò ed io con lui.

Nel leggere i nostri scritti era delicatamente esigente, severo e rigoroso e ci ha insegnato a fare lo stesso con noi stessi.

I veri Maestri ti indicano la strada, poi sta ad ognuno decidere come seguirla.

Grazie Andrea.

Massimo “Max” Pilati

di Maurizio Baravelli1

1Sapienza Università di Roma.

Dall’Organizzazione Aziendale all’Organizzazione delle Aziende di Credito.

Andrea Rugiadini è stato un collega, un caro amico e soprattutto un maestro. Da Lui ho appreso le basi dell’Organizzazione aziendale che si sono rivelate essenziali quando ho iniziato a fare ricerca sull’organizzazione delle banche nella seconda metà degli anni Settanta. Nel 1976 mi fu affidato l’incarico di tenere il corso di Organizzazione delle aziende di credito nell’Università Bocconi dove mi ero laureato nel luglio del 1971. Alla fine di quell’anno ero entrato a far parte della scuola di Giordano Dell’Amore, a quel tempo Rettore della Bocconi, con il quale avevo discusso la mia tesi di laurea. Il corso di Organizzazione delle aziende di credito era un insegnamento complementare nei piani di studio della Bocconi (non presente allora in altre università); più tardi avrebbe assunto la denominazione di Economia degli intermediari finanziari (strategia e organizzazione). Insieme al corso di Rilevazioni bancarie (tenuto da Tancredi Bianchi), offriva agli studenti un approfondimento dell’Economia delle aziende di credito di cui era titolare il Dell’Amore. Questo gruppo di insegnamenti bancari riprendeva la tripartizione di Gino Zappa secondo cui la Gestione, l’Organizzazione e la Rilevazione costituiscono i tre principali momenti in cui è articolata l’economia dell’azienda di produzione. La scuola bancaria bocconiana seguiva l’approccio dell’economia aziendale con il fine di costruire una teoria dell’amministrazione della banca e sviluppare conoscenze utili sia al management sia ai policy maker.

Nei primi anni Settanta del secolo scorso eravamo nella fase iniziale di questo approccio perché, va ricordato, in quel torno di tempo gli studi sulle politiche e funzioni aziendali e in particolare sulla problematica organizzativa delle banche non solo in Italia, ma anche all’estero, erano pressoché inesistenti; era invece sviluppata, soprattutto di matrice statunitense, la letteratura sull’organizzazione delle imprese, mentre da noi si insegnava Organizzazione aziendale (Organizzazione del lavoro), oltre che in Bocconi, in poche altre Facoltà di Economia e Commercio. Andrea Rugiadini fu, pertanto, un prezioso punto di riferimento per il sottoscritto con il suo testo-base del 1979, Organizzazione d’ impresa, che mi aiutò ad affrontare lo studio iniziale dell’organizzazione della banca grazie a un inquadramento istituzionale e sistematico. Soprattutto di grande interesse risultò l’approccio situazionale tenuto conto della specificità dell’attività bancaria sul piano gestionale e strategico. Queste analisi erano state fino ad allora assenti nella letteratura bancaria; non si riscontravano negli strumenti della vigilanza bancaria né nelle verifiche sui fattori di successo né sulle indagini sulle crisi bancarie. Un vuoto di studi e ricerche sul funzionamento organizzativo delle banche, che testimoniava non solo lo scarso interesse degli economisti, ma anche come la mancanza di conoscenza al riguardo impedisse di comprendere la rilevanza che i modelli organizzativi e manageriali hanno nel determinare la condotta e le performance bancarie.

Grazie alla contingency theory emergeva che la banca, nonostante le sue specificità e quelle del suo contesto operativo, presenta problematiche organizzative analoghe a quelle delle imprese non finanziarie e la possibilità che essa segua modelli strategici simili e quindi anche organizzativi. Era però evidente come le soluzioni organizzative riflettessero la particolarità dei processi produttivi-distributivi-amministrativi e di un contesto molto diverso da quello dalle altre categorie di imprese. Il settore bancario è, infatti, da sempre regolamentato; la banca è condizionata strettamente dalla politica monetaria, deve rispettare l’evoluzione del quadro normativo e adeguarsi ai controlli delle autorità di vigilanza. Ciò imponeva di affrontare l’analisi combinando la teoria della banca come intermediario con la teoria dell’organizzazione aziendale.

Questi sviluppi scientifici portavano nel 1982, oltre quarant’anni fa, all’uscita del volume Struttura organizzativa, marketing e controllo di gestione della banca (Baravelli, Biffis, Mottura) che segnava un momento di forte innovazione e l’inizio di un nuovo corso degli studi bancari in Italia; un indirizzo di sistematizzazione concettuale e di ricerca con l’obiettivo di affrontare le problematiche bancarie secondo l’approccio delle funzioni aziendali e delle relazioni tra variabili organizzative e fattori di contesto. Ciò anche per le sollecitazioni provenienti in quegli anni dai fabbisogni formativi delle banche italiane a cui la Scuola di Direzione Aziendale (SDA) della Bocconi si proponeva di rispondere. Ne derivava un’evoluzione-rivoluzione dei contenuti dell’economia della banca, condivisa allora da un gruppo ristretto di colleghi, e in particolare da Paolo Mottura e Roberto Ruozi, che mi incoraggiarono a continuare nello studio organizzativo della banca anche quando si affermava, con poca avvedutezza, che la problematica organizzativa era estranea all’economia bancaria.

Credo di poter dire che la scommessa che Andrea Rugiadini accettò nel promuovere gli studi di Organizzazione in Italia, incoraggiato da Carlo Masini (come si legge nel ricordo dell’ASSIOA), con le difficoltà che Egli ha dovuto superare, l’ho vissuta io stesso: non solo per aver creduto fin da subito nello sviluppo interdisciplinare degli studi bancari, quando la cultura dominante era fortemente legata alla concezione modernista e finanziaria della banca vista unicamente come intermediario, ma anche per gli ostacoli e una non sommessa avversità ad accettare impostazioni innovative ed eterodosse da parte della comunità scientifica delle allora discipline bancarie e finanziarie. Un’ evoluzione che si è dimostrata, invece, assolutamente determinante nello sviluppo degli studi bancari, nel migliorare la conoscenza dei fenomeni finanziari e la cultura imprenditoriale delle banche italiane, nell’indurre il management bancario a rendere coerenti le scelte organizzative con quelle strategiche, nonché nel sollecitare la vigilanza bancaria a considerare il profilo dell’adeguatezza organizzativa nella valutazione della sostenibilità dei modelli imprenditoriali bancari.

Dicevo che Andrea è stato non solo un punto di riferimento per i miei programmi di ricerca ma anche un caro amico. Avendo apprezzato quanto scritto nel mio primo contributo: “La struttura organizzativa della banca” (facente parte del volume suddetto) in cui consideravo le possibili evoluzioni rispetto ai mutamenti di scenario che si delineavano negli anni Ottanta, mi volle con Lui a discutere queste prospettive in programmi formativi per l’alta direzione (ricordo soprattutto un incontro con la direzione generale della Cassa di Risparmio di Genova), non tanto per mettermi alla prova, da giovane docente qual ero, ma per dimostrare come le mie tesi sui cambiamenti organizzativi, che si sarebbero effettivamente imposti alle banche, fossero di grande interesse e come Lui stesso le sostenesse quali temi di pratica rilevanza e non solo di apprendimento manageriale. Al riguardo, mi piace ricordare anche l’Osservatorio Organizzativo sulle aziende di credito promosso del CRORA, fondato da Rugiadini, del quale il sottoscritto fu membro, insieme a Paolo Mottura, del Comitato scientifico, che offrì ulteriori spunti di ricerca sui cambiamenti in atto in un settore bancario che avrebbe visto profonde trasformazioni organizzative, strategiche e istituzionali.

 Un confronto di idee, quindi, su più fronti e iniziative che ho continuato ad avere negli anni con Andrea ma anche con i colleghi dell’Area Organizzazione della SDA grazie al consolidarsi di un proficuo dialogo tra i “bancari” e gli “organizzativi” (ricordo, tra questi, Giuseppe Airoldi, Raoul Nacamulli, Luigi Golzio, Severino Salvemini), al fine di discutere tra noi bancari e loro, gli organizzativi, possibili forme di collaborazione sul fronte soprattutto della formazione manageriale. In tale contesto presso la SDA, ho svolto per molti anni, quale responsabile del Settore Organizzazione & Personale dell’Area Credito, un ruolo privilegiato di interlocuzione nei confronti dell’Area Organizzazione attuando insieme numerose iniziative sul piano sia delle attività formative che della ricerca. E a proposito sempre della ricerca devo ricordare altri importanti contributi del professor Rugiadini, come quelli del volume Organizzazione & Mercato (curato con Nacamulli), che mi hanno indotto a nuovi percorsi di studio e prospettive applicando all’attività bancaria il paradigma del make or buy con importanti risultati conoscitivi dell’evoluzione dei modelli bancari, confluiti in seguito nel volume Strategia e organizzazione della banca, che ha avuto più edizioni, utilizzato come libro di testo prima in Bocconi e poi alla Sapienza di Roma nei corsi da me tenuti negli ultimi venti anni.

 In tal modo, si è realizzato un proficuo apprendimento reciproco, di tipo interdisciplinare, di cui si possono ancora vedere i risultati nell’amplissima produzione scientifica degli ultimi decenni in diverse sedi universitarie dove gli studi organizzativi della banca hanno continuato e si sono diffusi con la revisione dei contenuti dei relativi insegnamenti e con l’introduzione dell’Economia e gestione della banca (modelli di business e organizzazione). Oggi è disponibile un’importante letteratura italiana non solo organizzativa ma anche strategica riguardante le banche che si è arricchita negli anni Duemila con l’analisi dei modelli manageriali e la problematica della sostenibilità dei modelli di business.

Questi riferimenti pioneristici con le loro ricadute sulla ricerca e sulla formazione, che ho voluto ricordare in questa breve testimonianza, e sui quali potrei continuare a lungo, mostrano la lungimiranza della scuola zappiana e bocconiana nel dare vita a discipline allora assenti nel panorama della letteratura aziendale italiana; esse si sono dimostrate sempre più rilevanti per la formazione manageriale e la gestione delle imprese. Andrea Rugiadini deve essere ricordato tra gli studiosi innovatori e trainanti degli studi organizzativi avendo aperto la strada allo sviluppo di un’ampia comunità scientifica che ancora sta contribuendo alla diffusione e all’innovazione degli studi organizzativi non solo sulle imprese ma anche sulle banche.

21 giugno 2023

di Giovanni Costa1

1Università degli Studi di Padova.

Il contributo Andrea Rugiadini (1943-2022) alla modernizzazione degli studi e della didattica in Economia Aziendale è stato fondamentale. Ha coperto un ruolo da protagonista in un periodo decisivo che ha visto la nascita della laurea in Economia Aziendale che si affiancò alla tradizionale laurea in Economia e Commercio. Bocconi e Ca’ Foscari furono in Italia le prime, e per alcuni anni le uniche, facoltà di Economia ad attivare la nuova laurea. E il rapporto tra le due università ebbe una parte di rilievo nel definirne caratteristiche e contenuti. Rugiadini ebbe in quell’epoca una presenza in entrambe. Si tratta di un percorso iniziato da Gino Zappa (1879-1960) che fu attivo a Ca’ Foscari e in Bocconi e che con la sua celebre prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico di Ca’ Foscari Tendenze nuove negli studi di Ragioneria (1927) dettò il testo fondativo dell’Economia Aziendale. In questo testo compare la tripartizione dell’Economia aziendale in Rilevazione (Ragioneria), Gestione (le Tecniche) e Organizzazione. Quest’ultima è rimasta a lungo negletta, relegata nei piani studio delle lauree in Economia e Commercio in qualche insegnamento complementare. Maggiore attenzione veniva dalle facoltà di Ingegneria e di Sociologia.

Tuttavia, due Maestri, Carlo Masini e Pasquale Saraceno, dalle cui scuole sono usciti molti dei docenti che hanno contribuito all’avvio degli studi organizzativi in una prospettiva economico aziendale, hanno dedicato notevole attenzione alle problematiche organizzative. Pasquale Saraceno nella prima edizione del suo fortunato manuale La Produzione industriale (1963) dedica la prima parte a Il fattore umano che articola in tre capitoli 1. Proprietà, controllo e direzione, 2. L’organizzazione e 3.Incentivi e retribuzione. Carlo Masini intitola il suo manuale Lavoro e Risparmio, 1970 e amplia gli orizzonti dell’Economia aziendale a tematiche prettamente organizzative e sistemiche.

Nella progettazione nei primi anni Settanta della struttura del Corso di Laurea in Economia Aziendale (processo che allora era rigidamente gestito a livello del Ministero che approvava le così dette tabelle degli insegnamenti) si confrontarono una impostazione verticale (Aziende industriali, bancarie, pubbliche e così via) e una impostazione orizzontale (Produzione, Marketing – ma non si poteva usare la parola e quindi Tecniche e Politiche di Vendita – Finanza, Organizzazione e così via). Prevalse la prima. Infatti, lo Statuto approvato dal Ministero fu quello proposto dalla Bocconi, che fondeva le due impostazioni con una prevalenza appunto della prima. Ca’ Foscari ne aveva proposto un altro ma si adeguò alla Bocconi per accelerare i tempi.

L’Organizzazione a Ca’ Foscari figurava con due insegnamenti: Organizzazione del Lavoro e Amministrazione del Personale e Analisi delle Mansioni (sic). Ca’ Foscari aveva meno risorse economiche e professionali [Mantoan, Bianchi 2015]. Quindi l’apporto dei docenti bocconiani fu importante per il decollo del Corso veneziano. Noi cafoscarini vivevamo questo rapporto con un misto di attrazione e diffidenza. Attrazione per la reputazione di cui godevano i docenti dell’ateneo milanese, diffidenza per un potenziale conflitto di interessi nei concorsi a cattedra e nelle successive chiamate. Nel complesso, il rapporto con i milanesi in Laguna fu proficuo. Ricordo i bocconiani che in anni diversi contribuirono all’avvio e al consolidamento della startup veneziana: Giuseppe Airoldi, Alberto Bertoni, Mauro Bini, Arnaldo Canziani, Vittorio Coda, Claudio Demattè, Sergio Paci, Stefano Podestà e Andrea Rugiadini… spero di non aver dimenticato qualcuno.

Nel contesto di questa collaborazione è nato il mio rapporto con Rugiadini la cui presenza a Venezia non creò problemi di competizione, anzi si rivelò equilibrata e collaborativa. A lui arrivai attraverso Vittorio Coda che già nel 1973 aveva pubblicato un libro sulla progettazione delle strutture organizzative [Coda 1973] e che svolgeva con molto tatto e lungimiranza il ruolo di coordinatore informale della delegazione bocconiana a Venezia. Coda mi invitò in Bocconi a presentare un caso nel corso che teneva alla Sda (nata con altro nome nel 1971) dove grazie a questa introduzione avrei poi partecipato ad alcune edizioni del CISD (un originale programma di sviluppo per piccoli imprenditori) e successivamente tenuto corsi e seminari fino ai primi anni Novanta. Questo mi aiutò a consolidare il rapporto con Rugiadini che mi coinvolse in altre attività bocconiane (Crora, Sviluppo & Organizzazione) e che rafforzò anche la mia posizione come “organizzativo” a Ca’ Foscari. 

Per la nascita del raggruppamento scientifico disciplinare Organizzazione aziendale come spinoff da Ragioneria e Tecniche, Rugiadini operò su due fronti: quello dei contenuti e quello delle relazioni accademiche.

Sui contenuti, i suoi sforzi culminarono nella pubblicazione del volume seminale Organizzazione d’impresa (1979) e nel Convegno dell’Accademia Italiana di Economia Aziendale organizzato a Taormina nel 1982 dedicato all’Organizzazione aziendale [Rugiadini et al. 1983]. Io gli sono molto grato perché, sulla scia dei rapporti avviati a Venezia, al meeting di Taormina mi assegnò la seconda relazione che seguiva direttamente la sua di apertura. Per me fu un riconoscimento interno ed esterno. A Ca’ Foscari ero in una posizione precaria di incaricato del succitato insegnamento complementare Amministrazione del Personale e Analisi delle mansioni (denominazione presa tale e quale dalle tabelle ministeriali non derogabili), un’etichetta che suscitava commenti imbarazzanti .

Non furono tempi facili per gli organizzativi. Il ruolo di Rugiadini fu fondamentale per costruire la loro reputazione e far loro assumere un ruolo nella ricerca, nella didattica e nei rapporti con le imprese. Personalmente faticai non poco a far capire all’interno e all’esterno che il mio bistrattato insegnamento complementare si basava su un robusto programma di ricerca che sosteneva un moderno corso di Risorse umane [Costa 1990 e 1992] e in questo mi aiutarono i rapporti con Rugiadini. Un altro aiuto nella costruzione della reputazione degli organizzativi venne dall’assegnazione del Nobel per l’economia 1978 a Herbert Simon cui ci ispiravamo per accreditarci presso i colleghi economisti e per dare una base economica alla nostra disciplina [Costa, Faccipieri 1980]. Ai rapporti tra economia e organizzazione Rugiadini dedicherà un’antologia [Nacamulli, Rugiadini 1985] rimasta a lungo un punto di riferimento imprescindibile.

Per lo sviluppo dei contenuti della disciplina fu fondamentale la decisione di Rugiadini di fondare il Crora (1979) i cui rapporti annuali costituirono per molti anni un prezioso strumento per fare il punto sull’evoluzione della cultura organizzativa dei nostri imprenditori e per dare una base empirica agli studi organizzativi. A questa si aggiunse la direzione (1973-1987) della rivista Sviluppo & Organizzazione che ha da poco celebrato il mezzo secolo di vita con un’opera in tre volumi che ne documenta il contributo [Rebora 2021].

Sul fronte delle relazioni accademiche dopo aver fatto nascere, attraverso un’intelligente e paziente mediazione con gli altri aziendalisti dapprima molto contrari, il raggruppamento scientifico disciplinare, gestì i primi concorsi. Aveva capito che era necessario cercare di popolare rapidamente questo raggruppamento aumentando il numero di docenti che vi afferivano. Bisognava far in modo che coloro che avevano chance per vincere anche concorsi in discipline affini non andassero ad occupare i pochissimi posti di Organizzazione che venivano banditi e puntassero a trasferirvisi successivamente. Non tutti capirono subito questa impostazione, io tra questi, e ciò fu all’origine di qualche incomprensione di cui a posteriori mi rammarico.

di Giuseppe Delmestri 1

1 WU Vienna University of Economics and Business

“Il nostro impatto nella società, caro dott. Delmestri, è soprattutto tramite gli studenti”.
Così rispose ad una mia domanda nella primavera del 1991 Andrea Rugiadini nel
colloquio di selezione per la borsa di studio che mi avrebbe portato in accademia
dopo una breve esperienza aziendale in Germania. Influenzato dalla reputazione
pubblica della Bocconi mi aspettavo ingenuamente che la “fucina delle élite
economiche italiane” (così si leggeva su alcuni giornali) avesse una più diretta
influenza su politica ed economia. La risposta del grande maestro e fondatore
dell’organizzazione aziendale in Italia, i cui testi e insegnamenti mi avevano
affascinato da studente (insieme alla didattica partecipativa del resto del corpo
docente in Bocconi da lui diretto), voleva insegnarmi umiltà e ricordarmi quale sia la
base della legittimità dell’università come istituzione pubblica. Avere impatto tramite
gli studenti è un insegnamento che mi sono portato appresso per tutta la carriera e
che occorre ricordare quando si attribuisca un peso eccessivo alle pubblicazioni
internazionali, che rischiano di trasformati in hits o in mostrine di un concorso di
bellezza, o quando la ricerca dell’impatto, di moda ora come cosiddetta terza
missione dell’università, diventi acritica e allineata ad interessi costituiti senza porsi la
domanda fondamentale: “impatto per chi?”.
Anche se le mie occasioni di incontrare Andrea Rugiadini negli anni successivi
furono poche (mi ricordo quando in Viale Isonzo entrò nel mio ufficio per mostrarmi
un cucciolo di cane, allora comportamento inaudito, ora qualcosa per cui sto lottando
nella mia università e diverse università in Austria già permettono) lo spirito delle sue
parole iniziali e l’atteggiamento anticonformista mi sono rimasti impressi come una
bussola a cui ispirarsi.

Bibliografia

Airoldi G., 1980, I sistemi operativi, Giuffré, Milano

Airoldi G., Decastri M., 1983, Le funzioni di organizzazione in impresa, Giuffré, Milano

Coda V., 1973, Progettazione delle strutture organizzative, F.Angeli, Milano

Costa G., Faccipieri S., 1980, “Chi ha paura di Herbert Simon?”, in Direzione aziendale, ottobre

Costa G. (a cura di), 1992, Manuale di gestione del personale, 3 vol., UTET, Torino

Costa G., 1995, I laureati di Ca’ Foscari, Cafoscarina, Venezia

Costa G., 1990, Economia e direzione delle risorse umane, Utet Libreria, Torino

Grandori A., 1984, Teorie dell’organizzazione, Giuffré, Milano

Mantoan D., Bianchi S. (a cura di ), 2015, 30+ anni di aziendalisti in Laguna. Gli studi manageriali a Venezia, Edizioni Ca’ Foscari, Venezia

Masini C., 1970, Lavoro e risparmio, UTET, Torino

Nacamulli R.C.D., Rugiadini A. (a cura di), 1985, Organizzazione & Mercato, Il Mulino, Bologna

Padroni G., 1979, Struttura organizzativa e condizioni di economicità, Giuffré, Milano

Perrone V., !991, Le strutture organizzative d’impresa, Egea, Milano

Rebora G. (a cura di), 2021, 50 anni di sviluppo organizzativo 1970-2020, 3 volumi, ESTE Libri, Milano

Rugiadini A. et al., 1983, L’organizzazione nella Economia Aziendale, Giuffré, Milano (le relazioni del Convegno di Taormina)

Rugiadini A., 1979, Organizzazione d’impresa, Giuffré, Milano

Saraceno P., La produzione industriale, Libreria Universitaria, Venezia

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ProspettiveinOrganizzazione è promossa dall’Associazione Italiana di Organizzazione Aziendale (ASSIOA), che si propone di contribuire allo sviluppo e alla diffusione delle conoscenze di Organizzazione aziendale in ogni ambito scientifico ed applicativo. E’ una rivista digitale il cui obiettivo è partecipare al dibattito politico, sociale ed economico su temi rilevanti per il nostro Paese fornendo un punto di vista di analisi organizzativa. L’auditorio è quindi costituito non solo da accademici e ricercatori, ma anche da manager, imprenditori, giornalisti, politici di varie branche, oltre che da gente comune. La rivista ha periodicità trimestrale con quattro uscite all’anno, a cui si aggiunge un numero monografico, che ospita una selezione dei paper più interessanti presentati al Workshop Annuale di Organizzazione Aziendale.

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